Lina: «Impregilo alla fine del 2006 tornerà in utile»

Il risultato del 2005, l’anno del riassetto, negativo per 358 milioni. Il Ponte sullo Stretto? «Un’opera che ci valorizzerà all’estero»

Paolo Stefanato

da Milano

Il tema caldo di questi giorni è rimasto sottotraccia: «Un’integrazione tra Impregilo e Astaldi non è allo studio» dice Alberto Lina, amministratore delegato (e risanatore) del primo gruppo italiano delle costruzioni, Impregilo appunto. Anche un riassetto di quote nella Igli, azionista di riferimento, lo trova prudente nelle dichiarazioni: «Non ho parlato con Ligresti. Per lui sarebbe un ritorno alle costruzioni, vedremo qual è il suo progetto». (Ligresti dovrebbe acquisire un 15% del 20% di Efibanca). Gemina resterà nella Igli anche dopo l’esercizio dell’opzione call sulla sua quota in Impregilo? Anche qui Lina è laconico, ma non del tutto evasivo: «Non è la Gemina di una volta...». I soci di Impregilo sono presenti, pressanti? «Hanno tanti interessi, anche intrecci tra di loro». Quasi - usiamo un’espressione abusata - un «salotto buono»? «Più che un salotto, sarebbe bella la scommessa di creare una public company intorno a una grande impresa di costruzioni».
Lina è un ingegnere alla guida di un’impresa di costruzioni; come dire l’uomo giusto al posto giusto. Minimizza il «rischio politico» che sembrano correre le grandi opere in caso di vittoria della sinistra alle elezioni: «Le infrastrutture non sono nè di destra nè di sinistra. Chiunque vincerà sa che il Paese ha una forte necessità di infrastrutture». Sorvola diplomaticamente anche il «rischio-Ponte»: Impregilo ha vinto la gara per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina ma sa che per l’Unione esso non è esattamente una priorità. «Saremo disponibili e flessibili. Per esempio a realizzare prima delle opere di terra». Interrogato sulla penale patteggiata in caso di rinuncia, glissa: «Un contratto è un contratto. Non si può partire dal presupposto che l’opera non si faccia; non sarebbe nemmeno corretto». E poi fa balenare l’immaginazione: «Il Ponte sullo Stretto, i soli tre chilometri a campata unica, vale un terzo dell’Alta velocità tra Milano e Torino. Ma è un’opera ardita, di vetrina, che sta già attirando l’attenzione da tutto il mondo. E uno dei nostri obiettivi è proprio quello di essere sempre più presenti all’estero».
L’incontro di ieri era comunque dedicato ai conti del 2005 e alle prospettive per il 2006. L’anno si è chiuso con una voragine di perdite (infatti la Borsa ha reagito con un meno 3,7%): 358 milioni, densi di partite straordinarie; ma si è trattato di un anno del tutto speciale, in cui l’impegno è stato rivolto soprattutto alla ricostituzione finanziaria della società. I dati di prospettiva, illustrati ieri da Lina, sono invece positivi: il 2006 sarà l’anno del ritorno all’utile («con un anno di anticipo sui piani»), di un indebitamento che scenderà a un rapporto di 0,5 con il capitale (con l’obiettivo di azzeramento), di un incremento dei ricavi nelle attività individuate come strategiche: costruzioni (più 5%), Fisia (il ramo impiantistico: più 50%), concessioni. Il portafoglio ordini, a oggi, è stimabile in 10 miliardi.

Proseguirà l’uscita dalle altre attività (edilizia e servizi), sarà completata la pulizia di portafoglio e la vicenda della concessione Fibe in Campania, riportata a bocce ferme, potrà vedere di nuovo la partecipazione di Impregilo alla gara per il trattamento di rifiuti con recupero energetico.

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