Ma Lippi ha il suo Mistero Buffo(n) Il portierone fermato dall’umidità

Il medico azzurro: "Schiena ko per la sciatica, non so quando rientrerà...". Lo staff aveva notato una smorfia di dolore nel riscaldamento pre-match

Ma Lippi ha il suo Mistero Buffo(n) 
Il portierone fermato dall’umidità

Promossi, bocciati e grandi perdite. La contabilità di Italia-Paraguay non può che cominciare dal bollettino medico stilato ieri pomeriggio sul conto di Gigi Buffon, uno dei rari fuoriclasse del club Italia messo in ginocchio da una schiena indisciplinata. «Il portiere presenta un forte interessamento sciatico a sinistra» è il prologo del comunicato firmato dal professor Enrico Castellacci che ha il tono preoccupato dell’annuncio di una disgrazia, completato dall’impietoso pronostico «impossibile stabilire una data di rientro». Come dire: pregate per Buffon e la sua sciatalgia, conseguenza diretta del clima invernale trovato in Sudafrica e complicata dal nubifragio di Città del Capo, perché non sappiamo quando potrà tornare.

I dolori, insistenti, sono spuntati durante il riscaldamento, scanditi da una, due, tre smorfie dell’interessato: Ivano Bordon, lo stagionato preparatore dei portieri, ha intuito al volo girando a Lippi i suoi timori. Gigi Buffon ha sfidato il freddo umido di Città del Capo presentandosi in maniche corte ma proteggendo la schiena con una calzamaglia: non è servito a granché. Durante tutto l’inverno piemontese, ha sofferto degli stessi acciacchi: ne ha fatto le spese anche Zaccheroni, rimasto incenerito dalla sequenza degli infortuni di Vinovo. Buffon ha dovuto fermarsi, farsi curare, lasciare la porta della Juventus prima a Manninger poi persino a Chimenti, prima di tornare a vivere sul far della primavera. Adesso, a tradimento, l’imboscata della schiena e il mondiale stesso è diventato un interrogativo, se non dovesse migliorare il clima. L’Italia ha bisogno di qualche gol in più, d’accordo, ma il portierone di un raggio di sole. Marchetti, appena arrivato a corte dal Cagliari, può continuare a scaldarsi. Neanche una parata come si deve contro il Paraguay: si prepari per la Nuova Zelanda e la Slovacchia.

La grave perdita non è colpa di nessuno, sul numero dei bocciati invece è possibile coinvolgere il Ct e le sue scelte, recenti e non. Il più gettonato, nella lista nera, è Alberto Gilardino, difeso in modo poco convinto dopo la notte di Città del Capo. C’è un numero che inchioda il centravanti della Fiorentina alle sue responsabilità: è a secco di gol dalla bellezza di 77 giorni, poco meno di tre mesi, un secolo per uno incaricato di aprire varchi nelle difese altrui. Non c’è bisogno di una rivoluzione nella gerarchia faticosamente costruita per chiedere e ottenere un miglior assortimento dell’attacco: basterebbe infatti puntare sull’ultima coppia schierata, Di Natale spedito al fianco di Iaquinta, finalmente portato in area, per riscuotere qualche gol in più, oltre che qualche tiro in porta, il grave deficit del debutto azzurro (occhio allo score: Montolivo il più presente in zona tiro).
L’altra correzione indispensabile è il modulo.

L’hanno ripetuto tutti i corazzieri, usciti dalla sfida col Paraguay. «Col 4-4-2 ci sentiamo al sicuro» hanno ripetuto. Deve averlo capito anche Lippi che a questo punto può rimettere in un cassetto il proposito di Marchisio trequartista per collaudare meglio Camoranesi. È appena rientrato, deve fare la gamba alla partita: gli basterà raggiungere una modesta condizione fisica per moltiplicare la propria resa. Non ha convinto l’argentino di casa nostra, ma ha dimostrato di aver la bussola per l’orientamento tattico e tentare quei lanci, mai riusciti prima.
Tra i promossi a pieni voti (anche Fedele Confalonieri lo ha eletto a sorpresa positiva della serata azzurra), il Pepe fresco di nomina juventina. Ma attenti a pretendere dal giovanotto, generoso nella corsa e nei ripiegamenti, classe e giocate ispirate.

Per amore di sintesi chiariamolo: non è Garrincha. Accanto a Pepe, ha fatto la sua bella figura Riccardo Montolivo, cui la stagione di Champions nella Fiorentina è servita per crescere in personalità e talento.

Qualora dovesse guarire Pirlo, e bisognerà attendere la terza sfida con la Slovacchia, si può pensare di utilizzare il milanista alle spalle dell’attaccante-boa, al posto di Marchisio per intendersi, lasciando De Rossi-Montolivo quale coppia inedita per la trincea scavata davanti alla difesa. È una mossa che può provvedere a colmare il fossato che divide l’Italia da altre nazionali, ben fornite, oltre che di talenti anche di fuoriclasse.

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