Lippi: «Verdetto ingiusto e pericoloso»

Maldini: «È andata così perché Marco è italiano». Rivera: «La condanna del provocatore è una novità assoluta». Valentino Rossi: «Che dispiacere»

È furioso. Peggio di quando in Germania i giornalisti gli chiedevano la formazione prima delle partite. È scandalizzato Marcello Lippi, in mezzo al Tirreno a bordo del suo «Dast», che porta le prime lettere del nome dei suoi due figli. E come un figlio l’ex ct difende il suo difensore centrale dalla squalifica di due giornate inflitta dalla commissione disciplinare della Fifa. Anche se aveva promesso che avrebbe staccato la spina per qualche mese. Per Materazzi fa un’eccezione: «È una sentenza sproporzionata e ingiusta - il primo commento del tecnico viareggino -. Si tratta di un precedente pericoloso». Anche Lippi sottolinea l’unicità del verdetto della Fifa, poi affonda il colpo: «In passato sono successe cose di questo genere con ben altro epilogo». E la mente, come quella di tutti gli appassionati di calcio italiani, corre al Portogallo. A quella gara del girone eliminatorio tra Italia e Danimarca. Con la squalifica di Francesco Totti per lo sputo sul viso di Christian Poulsen, una reazione alle continue provocazioni verbali e fisiche del danese nei confronti dell’avversario diretto. Quattro turni di stop all’azzurro, in quell’occasione. Poi ridotti a tre. Pericolo scampato per il danese. Lippi non fa sconti. Né a Zidane né alla federcalcio transalpina né all’opinione pubblica francese. «Sono d’accordo con chi parla di ingiustizie - dice l’ex ct -. E non mi sento di commentare qualunque giustificazione venga portata per questa sentenza».
Durissimo anche Sergio Campana, presidente dell’associazione dei calciatori. «Giudico la sentenza scandalosa perché non tiene conto, nella sanzione, della gravità delle rispettive responsabilità. Sarebbe stata giusta, valutando il comportamento dei due giocatori una squalifica per Zidane di cinque giornate e per Materazzi di una giornata, anche considerando il precedente di De Rossi. L’azzurro, dopo una gomitata, è stato squalificato per quattro giornate».
Reazione simile da parte di due dei «grandi vecchi» della nazionale, la coppia della «staffetta» più famosa in azzurro (quella nella semifinale di Messico ’70 Italia-Germania 4-3), Sandro Mazzola e Gianni Rivera. Sconcerto per il verdetto, ma sguardo al futuro del calcio. «È una squalifica che non ha senso. Assolutamente sproporzionata - dice Mazzola -. Mi sembra che abbiano voluto in qualche modo salvare Zidane. Ma anche Materazzi è un campione del mondo e allora andavano trattati entrambi alla stessa maniera. Se è un precedente che verrà rispettato in futuro posso anche essere d’accordo, ma così come stanno le cose non lo sono per nulla». Rivera parla di «precedente. È una novità assoluta la punizione del provocatore. Credo sia corretto, ma spero che adesso succederà sempre. La cosa che stupisce è che sia la prima volta che accade, probabilmente c’era la possibilità di inserirlo nelle norme Fifa».
Chi vede una sentenza che offende una nazione è Paolo Maldini, capitano del Milan ed ex simbolo della nazionale italiana, il giocatore che vanta il maggior numero di presenze in azzurro (126 gettoni per lui). Difensore come Materazzi. «È una sentenza scandalosa. È scandaloso squalificare un giocatore per aver detto qualcosa. È la prima volta che avviene e succede perché Materazzi è italiano e perché volevano giustificare il gesto di un grandissimo campione che però ha sbagliato». Dal raduno del Milan interviene sulla questione anche il «piccolo Zizou», Yoann Gourcuff, 20 anni, francese, neo acquisto del Milan. A domanda risponde, visibilmente imbarazzato: «Entrambi hanno avuto torto. Zidane ha sbagliato, ma è stato provocato». A Milanello si augurano che il talentino sia una copia identica del numero 10 transalpino. Ma non nei colpi di testa.


Valentino Rossi che domenica scorsa, dopo aver trionfato al Sachsenring in Germania, salì sul podio indossando la maglia di Materazzi solidarizza con l’azzurro da Laguna Seca, in California, dove domenica correrà il Moto Gp: «Mi dispiace moltissimo per questa squalifica; vorrei però spiegare che ho messo la maglia di Marco perché è un mio amico e perché è stato bravissimo ai mondiali. La testata di Zidane, un gesto bruttissimo, non c’entra».

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