Granita e brioche sono assolute protagoniste della colazione estiva consumata in Sicilia, un vero e proprio rito che si basa su un’accoppiata tanto insolita quanto amata che vanta origini molto antiche. La granita siciliana, infatti, è un dolce tipico della tradizione culinaria locale nato ai tempi della dominazione araba.
Realizzata unendo acqua, zucchero e succo di frutta o aggiungendo altri componenti, la granita è un dolce al cucchiaio che si gusta molto freddo, reso tale da una procedura che permette di ghiacciare la miscela in modo molto lento e soprattutto miscelando in continuazione per evitare la formazione di cristalli di ghiaccio: quello che si ottiene è una sorta di crema densa e, appunto, ghiacciata al punto giusto.
Declinata in una lunga serie di varianti che dipendono anche dalla località, la granita siciliana tradizionale è solitamente a base di mandorle, pistacchio, agrumi e perfino gelsi bianchi e gelsi neri. Nella lista dei prodotti alimentari tradizionali della Regione Sicilia, infatti, compare proprio la granita di gelsi neri: una preparazione a base di gelsi o more di gelso, alberi da frutto originari dell’Asia meridionale.
Non mancano le versioni alla frutta di stagione, come il fico d’india e la pesca, così come le granite al caffè, al cioccolato e naturalmente al limone.
Dalla rattata alla granita
Dietro le origini della granita siciliana si colloca lo sherbet arabo, una sorta di succo di frutta arricchito con acqua di rose e successivamente ghiacciato. Una pratica che iniziò a diffondersi anche in Sicilia proprio negli anni della dominazione saracena, sfruttando soprattutto la neve raccolta sull’Etna o sulle altre vette isolane, come i Monti Iblei, i Nebrodi e i Peloritani.
Precisamente, i cosiddetti nivaroli si occupavano di raccogliere la neve e conservarla all’interno di niviere di pietra, sfruttando le grotte naturali che potevano garantire una temperatura sufficientemente bassa. La neve ghiacciata, all’occorrenza, veniva quindi grattata e utilizzata in vari modi, tra cui la preparazione di rattate che rappresentano le antenate delle granite odierne.
La rattata veniva poi mescolata con cura all’interno di tinozze di legno dotate di secchiello di zinco e manovella, addolcendola aggiungendo succo di limone, miele o sciroppi fruttati. Tutto questo è stato reso possibile da una scoperta innovativa, basata sull’uso della neve mista a sale per refrigerare.
Solo molti anni dopo, nel Novecento, il movimento rotatorio della manovella iniziò a essere sostituito da quello meccanico delle gelatiere.
Il rito della granita con la brioche
Più che di brioche, in Sicilia si parla di “brioscia con tuppo”, vale a dire la parte superiore che ricorda lo chignon e che solitamente rappresenta il primo boccone. Secondo la tradizione, a creare per prima questa prelibatezza potrebbe essere stata una donna messinese richiamando le fattezze del seno femminile.
Un’altra leggenda locale, invece, fa riferimento alla storia d’amore tra due giovani ostacolata dalle rispettive
famiglie e raccontata da un antico scioglilingua. La giovane promessa sposa si tagliò i capelli raccolti in uno chignon proprio per fare un dispetto alla madre, ottenendo in questo modo il consenso per sposare il suo amato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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