Palermo, il volto antico e moderno di una città da riscoprire

Dagli edifici storici alle tradizioni locali: un tuffo nel passato di Palermo, la città che non ha mai perso lo smalto della contemporaneità

Palermo, il volto antico e moderno di una città da riscoprire

Una città da scoprire e della quale innamorarsi quasi come in un colpo di fulmine: Palermo, nel cuore della Sicilia, è capace di incuriosire anche a occhi chiusi. Impossibile non riconoscere i suoi “rumori”: dal mercato di Ballarò, dove si odono i mercanti vendere la propria merce al miglior prezzo, alle carrozze siciliane che percorrono le vie del centro storico con i turisti a bordo, fino alle melodie dello scacciapensieri, chiamato anche “marranzano siculo”. Per non parlare poi dei profumi tipici che si possono apprezzare in alcuni angoli della città dove si cucinano le arancine, le panelle, le cosiddette “stigghiole” e il “pani c’a meuza”. Se poi si aprono gli occhi, c’è un mondo da scoprire con strutture storiche e vie che catapultano nel passato. Un passato che conserva sempre lo smalto della contemporaneità. E forse proprio questo è quello che rende Palermo una città sempre moderna.

Le origini

Piazza Politeama


Posta in una pianura di circa 100 Km quadrati, la cosiddetta Conca d’Oro, Palermo si trova compresa tra l’omonimo golfo e gli altrettanto omonimi monti calcarei. Zyz (fiore) è il suo nome alle origini, nel lontano VII secolo a.C., ad opera dei Fenici che la fondarono. Nome che poi venne trasformato in Panormus dai Romani per la presenza dei fiumi Kemonia e Papireto, che creavano un ampio porto. Piano piano si è arrivati all’odierno nome.

Le bellezze di Palermo

Piazza della Vergogna


Mettere piedi a Palermo vuol dire iniziare un percorso fatto di tappe: ognuna ne richiama un’altra. Ed allora, da dove iniziare il tour? Qui l’imbarazzo della scelta, ma il dubbio lo si scioglie in un attimo. Incamminarsi sulla centralissima via Maqueda permette di scoprire le strutture che fanno la storia della città. Iniziamo dalla fontana di piazza Pretoria, chiamata anche piazza della Vergogna. Realizzata nel lontano 1554 per abbellire il giardino di Firenze del nobile Don Luigi Toledo, suocero di Cosimo I dei Medici, venne venduta al Senato di Palermo 20 anni dopo per far fronte ad un debito dei Toledo. In molti credono che il nome piazza delle Vergogna derivi dalla nudità delle statue, invece la sua origine è legata all’esosa spesa sostenuta dalla città in un momento in cui a farla da padrona era la crisi, unita alla carestia e alle epidemie. Quando i senatori uscivano dal palazzo venivano insultati al grido di “vergogna, vergogna”.

Da piazza Pretoria si prosegue in avanti e si incontrano i “Quattro Canti”. Si tratta di un punto strategico, composto da quattro edifici che formano un ottagono perfetto. Qui si crea anche l’incrocio con la via Vittorio Emanuele, dove si trova la cattedrale. Realizzati all’inizio del 1600, i quattro prospetti sono articolati su altrettanti livelli, in ognuno dei quali è possibile ammirare diverse sculture.

Dal teatro Massimo alla Cattedrale

Teatro Massimo


Dai quattro canti si apre l’alternativa Teatro Massimo, se si va avanti, oppure Cattedrale, se si sceglie l’incrocio sulla via opposta a Piazza della Vergogna. Il teatro Massimo Vittorio Emanuele è l’edificio teatrale lirico più grande d’Italia e terzo in tutta Europa. Inaugurato nel 1897, al termine dei lavori che riportano la firma dell’architetto Ernesto Basile, si suddivide in un complesso di ambienti di rappresentanza, sale, gallerie e scale che circondano tutto il teatro.

Se si va in via Vittorio Emanuel, è possibile visitare invece la cattedrale. Si tratta di una grande struttura ereditata dal periodo arabo-normanno e riconosciuta patrimonio dell’Unesco. È stata prima una basilica paleocristiana, è divenuta poi moschea e, infine, è tornata a essere di nuovo una chiesa. Al suo interno racchiude un alternarsi di stili: neoclassico, barocco e gotico. Camminando nei suoi corridoi ci si imbatte in diverse cappelle, affreschi e tombe. In tal proposito, una delle tappe che suscita maggiore curiosità e rappresentata dalla visita alla tomba dell’imperatore Federico II.

Cattedrale Palermo

Per i più tenaci c’è poi il convento dei Frati Cappuccini, meglio conosciuto come Catacombe dei Cappuccini, nel quartiere Cuba. Il convento risale al XVI secolo e al suo interno contiene sono circa 8.000 salme imbalsamate. Le si vedono sia appese che distese, vestite di tutto punto. Si tratta infatti dei cadaveri di gente appartenuta all’alta borghesia, perché le spese per l’imbalsamazione erano davvero esose.

Il mercato di Ballarò e i piatti tipici

Mercato Ballarò

Rimanendo nel cuore della città è impossibile non passare tra le vie in cui si svolge quotidianamente il mercato di Ballarò. Da piazza Casa Professa a corso Tukory, si possono udire le “abbanniate”, ovvero le grida dei mercanti che invitano la gente ad acquistare la merce esposta sulle bancarelle. Si tratta per lo più di primizie provenienti dalle vicine campagne, pesce e altri prodotti tipicamente locali. Un vero e proprio folklore tra suoni, colori e tradizioni, ma anche profumi.

Arancine

Passeggiando all’interno del mercato non si rimane indifferenti alle bancarelle che cucinano le “stigghiole” (budella di agnello) , il “pani c’a meuza” (panino con la milza) e le panelle.

Non si può rimanere impassibili nemmeno al profumo delle arancine che fuoriesce dai panifici circostanti e dalle rosticcerie. Se poi si vuol fare un salto nelle pasticcerie, i primi dolci ad essere consigliati sono il cannolo di ricotta e la cassata siciliana.

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