Il londinese Vialli: vivremo per sempre con la paura

Gian Piero Scevola

A Londra Gianluca Vialli è un’istituzione, amato, ammirato, invidiato, considerato dagli inglesi come uno di loro. Da quando è arrivato, nell’estate del 1996, il «made in Italy» ha subito un’impennata. Grazie a lui, ai suoi gol, alla sua simpatia, alla sua intelligenza e, soprattutto, alla sua voglia di fare bene in un ambiente che gli italiani li ha sempre considerati come personaggi di secondo piano. Ma Vialli non è mai stato uno da «seconda linea»: intrigava gli inglesi la miscela tra il monello scherzoso e una certa presenza elegante, con gusti sofisticati. Impressionava il buon grado di cultura, il suo english fluente, i suoi gol, la sua voglia di privacy e il sorriso accattivante quando qualcuno tentava di violarla. Col Chelsea, come giocatore-allenatore, ha vinto una coppa delle Coppe, una coppa di Lega e una Supercoppa europea e, quando se n’è andato al Watford, più di un londinese l’ha rimpianto. Ma ora Vialli è tornato a vivere a Londra, una città che da ieri sente ancora più sua.
Gianluca, cosa ha provato ieri mattina?
«Tanta tristezza e tanta indignazione, perché non c’è niente di più ignobile che colpire persone senza colpa, gente che pensava solo ad andare a lavorare».
Ha avuto paura?
«La paura è sempre dentro di noi, per l’ignoto, per il terrorismo, per tutte le cose negative che la vita può riservare. Ma soprattutto per la mia famiglia ho provato preoccupazione».
Lei abita ormai da vari anni a Londra e mai ha vissuto una simile esperienza...
«E spero di non viverla mai più, perché è stato davvero brutto sapere da un momento all’altro quello che era successo. La cosa mi ha sconvolto. Io sono sempre italiano, ma amo visceralmente Londra come fosse la mia seconda patria. È una città incredibile che si può solo amare».
Ma ora Londra è una città ferita...
«Siamo stati tutti feriti, inglesi e no, è l’umanità intera che deve sentirsi ferita, perché chi vive a Londra è comunque un londinese e questo oltraggio se lo porta addosso».
Dopo le Torri Gemelle e Madrid ora tocca a Londra: finirà mai questa spirale di terrore?
«È quello che tutti auspichiamo, ma le prospettive non sono positive, troppi fanatici, troppi con il culto della morte. La vita è un dono straordinario, un elemento positivo, bisogna vivere e guardare in positivo, ma evidentemente non tutti la pensano così».
La festa per le Olimpiadi 2012 si è trasformata in tragedia.
«Avevo visto tanta gente felice per la possibilità di ospitare i giochi olimpici.

Anch’io lo ero, ma adesso questa gioia è svanita. Resta lo scoramento, il dolore, anche l’incredulità che simili fatti possano accadere».
E ora che farà?
«Dimenticare è impossibile, questa ferita ce la porteremo sempre dentro».

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