Longhi e Banti, la coppia d'oro che ha rivoluzionato arte e letteratura

In mostra a Firenze la collezione di due protagonisti della cultura del Novecento

Longhi e Banti, la coppia d'oro che ha rivoluzionato arte e letteratura

nostro inviato a Firenze

È difficile far parlare una collezione privata, un archivio, una biblioteca. Riesce in questa impresa la mostra Caravaggio e il Novecento. Roberto Longhi, Anna Banti inaugurata ieri a Villa Bardini, uno dei tesori meno noti ma più belli di Firenze. Fino al 20 luglio, il visitatore potrà rivivere la storia professionale (ma anche d'amore) di Roberto Longhi e Anna Banti. Il pubblico si dovrà immergere in un percorso fatto di quadri, diari, lettere, fotografie, libri e filmati d'epoca. Ne uscirà pienamente informato su quale sia stato il peso (massimo) della coppia nella cultura italiana. La mostra è promossa dalla Fondazione CR Firenze, in collaborazione con Fondazione di Studi di Storia dell'Arte Roberto Longhi, ed è curata da Cristina Acidini e Claudio Paolini. Tutto il materiale, con una sola eccezione, appartiene dalla Fondazione Longhi. L'esposizione arriva in felice coincidenza con la ristampa arricchita di Da Cimabue a Morandi (Einaudi) di Longhi e con una gigantesca biografia del medesimo di Tommaso Tovaglieri (Roberto Longhi. Il mito del più grande storico dell'arte del Novecento, ilSaggiatore). Ma anche Anna Banti, per fortuna, è rientrata negli Oscar Mondadori con edizioni pregevoli, a partire dal capolavoro Artemisia, dedicato ad Artemisia Gentileschi.

La prima sala è dedicata alla collezione privata di Longhi. La raccolta è specifica e selettiva: Longhi e sua moglie Banti compravano solo opere di cui si occupavano negli studi. Troneggia il Ragazzo morso da un ramarro di Caravaggio, acquistato nel 1928. Ecco, Caravaggio. Si può dire che Longhi lo abbia tenuto a battesimo, facendolo rinascere dopo un lungo periodo di oblio. È Longhi infatti a mostrarne l'importanza e la bellezza con la storica mostra milanese del 1951. La passione per Caravaggio veniva da lontano, addirittura dalla tesi di laurea di Longhi del 1911. Ci sono poi sale dove emergono i gusti di Longhi nel contemporaneo. Sì Matisse, no Picasso. Un grande sì a Giorgio Morandi. Lui e Longhi erano coetanei, entrambi nati nel 1890, e avevano una simile sensibilità, nei rapporti privati e nell'arte. Una sala è interamente dedicata a Morandi e alle sue nature morte che qui scopriamo essere insolitamente vive. Morandi, quando andava ospite dai Longhi, e capitava spesso, specie nel giorno dell'onomastico di Lucia Lopresti, il nome di battesimo di Anna, portava un mazzo di fiori ma non li comprava in negozio. Li dipingeva. Ecco dunque, lungo una parete, i mazzi di Morandi per la non più Lucia. Nel 1928, in coincidenza con il suo esordio letterario, Lucia taglia i capelli alla Coco Chanel, cioè alla maschietta, e decide di cambiare nome, rubandolo a una vecchia amica della madre. Anna Banti è pronta a essere padrona del suo destino. Anche Anna era storica dell'arte ma decise di dedicarsi alla letteratura. Questa duplice passione si riflette nella creazione della rivista Paragone, tuttora pubblicata, in cui si alternano, di numero in numero, arte e letteratura.

Le dodici sezioni della mostra, oltre a Caravaggio e a Morandi, riuniscono 40 dipinti, tra disegni e acquarelli. Fotografie e documenti d'archivio testimoniano le amicizie della coppia: Giuseppe Ungaretti, Giorgio Bassani, Vasco Pratolini, Carlo Emilio Gadda, Piero Bigongiari, Pier Paolo Pasolini, Attilio Bertolucci, Mario Soldati, Giovanni Testori, Sibilla Aleramo, Maria Bellonci, Elsa Morante, Alba de Céspedes, Mina Gregori, Mino Maccari tra i molti letterati e scrittori; Filippo de Pisis, Carlo Socrate, Renato Guttuso, Mario Mafai, oltre al già citato Morandi, tra i tanti artisti.

Nelle immagini estive, incontriamo Carlo Carrà, Emilio Cecchi e molti altri. Il Caffè Roma di Forte dei Marmi, dove l'amico Enrico Pea era di casa, faceva da luogo d'incontro. Longhi detestava il mare e passava i pomeriggi a giocare a poker con Emilio Cecchi. Carrà invece era acerrimo nemico nelle partite a bocce. Come tenuta da spiaggia, Longhi, che di norma non ci andava, aveva messo insieme degli strani vestiti che lo facevano assomigliare a un principe orientale.

Bisogna a questo punto dire qualcosa del fondo fotografico e del catalogo della mostra, un vero e proprio libro, con numerosi saggi e immagini inedite per il 70 per cento.

Il fondo di fotografie personali della coppia conta oltre un migliaio di scatti che vanno dalla fine dell'Ottocento agli ultimi anni. Queste foto erano originariamente conservate in ordine sparso all'interno di una cassettiera nello studio di Anna Banti. Nel 2021 è iniziato un progetto di riordino per ripristinare la cronologia e ricostruire la rete di relazioni della coppia.

Le prime immagini sono molto personali, e mostrano Roberto Longhi e Anna Banti con le rispettive famiglie o durante i primi anni di matrimonio. A partire dagli anni '40 le foto intime lasciano spazio a immagini ufficiali: convegni, premi e incontri culturali. Si ritrovano scatti della Biennale di Venezia dal 1948, eventi come il Premio Firenze e momenti chiave della carriera di Longhi e Banti, come la cerimonia del Premio Viareggio, vinto dalla scrittrice nel 1952. Numerose sono anche le immagini degli eventi estivi in Versilia, come le cerimonie del Premio Alpi Apuane e gli incontri nei caffè.

Infine un documento e una storia. In una teca possiamo vedere il testamento di Longhi risalente al 1943. C'era stato l'armistizio, ed era iniziata una guerra fratricida. Se dovesse vincere il fascismo, scrive Longhi, vendete tutti i miei beni e destinateli a borse di studio in storia dell'arte, perché l'arte rende liberi.

La storia, sorprendente, riguarda invece Anna Banti. Mentre Longhi ha conservato tutto, la moglie, negli ultimi anni di vita, ha bruciato una parte cospicua della corrispondenza. Non è chiaro il motivo, forse il pudore.

Abbiamo visto una mostra di alta cultura capace di essere felicemente divulgativa, in linea con il percorso di Longhi. Il critico, nel dopoguerra, sentì l'esigenza di diffondere il sapere raggiungendo il maggior numero possibile di persone.

Per questo nacque la popolare collana dei Maestri del colore, edita da Fabbri. Fu Longhi a suggerire il proprio allievo Alberto Martini come guida dell'operazione. Fu un successo. Il primo numero vendette 350mila copie. Altri tempi.

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