L'oro italiano brilla meno. E allora «OroArezzo» non lascia ma raddoppia

La trentunesima edizione della mostra punto di riferimento per il settore, che si svolgerà dal 10 al 13 aprile, nasce all'insegna del grande rilancio da parte dell'azienda fieristica aretina. Che per contrastare la crisi ha invitato 260 selezionatissimi «big buyer» internazionali

Conto alla rovescia per la trentunesima edizione di «OroArezzo», la mostra orafa che si svolgerà dal 10 al 13 aprile nel complesso fieristico della città toscana. Un evento molto atteso per espositori e professionisti nazionali e internazionali, che servirà a fare un punto su un settore, quello dell'oreficeria, da sempre vanto del «made in Italy», ma negli ultimi anni pesantemente colpito dalla crisi economica. Un «down» che il nuovo management di Arezzo Fiere e Congressi ha deciso di affrontare con spirito ottimistico e con la voglia di remare controcorrente: «È un periodo particolare che dura da qualche anno - ci dice il direttore Raul Barbieri - e che deriva dalla crisi globale ma anche dal fatto che la produzione italiana, da sempre leader mondiale, oggi soffre della concorrenza di Paesi come Turchia, India, Hong Kong e Cina, il cui livello non è così basso». Nel 2009 il settore orafo nella provincia di Arezzo ha fatto segnare un calo del 22 per cento della produzione e del 22,8 per cento del fatturato, con una perdita in termini occupazionali del 3,4 per cento dei posti di lavoro. Né va meglio la «gioielleria Italia», che nell'ultimo quadrimestre del 2009 ha visto scendere il numero di aziende sotto la soglia psicologica di 10mila.
Insomma, l'oro italiano brilla meno. Da qui la decisione di Arezzo Fiere e Congressi di arricchire il programma di «OroArezzo» 2010, con tante iniziative rivolte ai visitatori professionali (oltre 10mila nel 2009) e con grandi opportunità di business per i quasi 500 espositori. Sono stati infatti selezionati e invitati, in collaborazione con l'Ice, l'Istituto per il commercio estero, oltre 260 «big buyers» stranieri, provenienti sia da mercati tradizionali (paesi europei, USA) che da quelli emergenti (Russia, Cina e India). «Arezzo Fiere e Congressi, ha investito molto su questo punto - sottolinea Barbieri -. Invitare ben 260 buyers internazionali altamente selezionati è una risposta concreta alla richiesta di sostegno che il comparto orafo rivolge alle istituzioni e agli organizzatori. Per questo amiamo dire di essere marketing partner per le aziende, diventando un punto di riferimento essenziale per tutti coloro che operano nel comparto». Un cambio di strategia aggressivo per il nuovo management: «Guardiamo con fiducia a questa edizione di OroArezzo, confortati dai timidi segnali di ripresa del mercato». Una fiducia che si evidenzia anche con «l'incremento delle aree espositive» e con l'offerta di quanto di meglio ci sia dal punto di vista del comfort e dell'operatività. Ciò che dovrebbe ribadire il posizionamento di «OroArezzo» nella «top class» delle Fiere del settore. Il tutto reso possibile anche dalla sintonia che si è venuta a creare tra il team aretino e le istituzioni locali, particolarmente sensibile alle sorti di un settore, quello orafo, che da solo costituisce circa il 50 per cento del Pil della provincia aretina grazie a un sostrato di aziende medio-piccole.
Per rendere più incisiva questa strategia di rilancio, Arezzo Fiere e Congressi di recente ha anche siglato un protocollo d'intesa con gli altri due importanti poli fieristici di settore, Vicenza e Valenza in provincia di Alessandria, finalizzato alla proposizione di un immagine unica del comparto orafo made in Italy. «I nostri tre poli fieristici - dice Giovanni Tricca, presidente di Arezzo Fiere e Congressi - possono, grazie a un lavoro sinergico, fronteggiare i grandi competitors a livello mondiale.

Niente guerra tra di noi ma cooperazione e la volontà di presentarsi come un blocco unico in grado di affrontare il mercato globale con ottimi risultati. Questo grazie all'allineamento dei calendari e anche attraverso le presenze collettive presso le più grandi fiere orafe di tutto il mondo».

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