Roma - Ci mancavano anche le minacce di morte per il calcio: a denunciare di averle subite è il presidente della Lazio Claudio Lotito. In un lungo comunicato all’Ansa Lotito rivela che in una busta gli sono arrivati anche "proiettili di grosso calibro". Nella lettera vi sarebbe scritta una frase minacciosa di questo genere: "Se domenica non perdete contro l’Inter sei morto". La missiva, inviata nei giorni scorsi, è giunta in ritardo al presidente dei biancocelesti, verosimilmente a causa della festività del primo maggio.
Contro ogni forma di violenza "La polemica che è seguita all’incontro di calcio Lazio-Inter di ieri - è scritto nella dichiarazione di Lotito - costituisce occasione per riprendere alcuni temi sui quali la Lazio, ed il suo presidente, si sono costantemente impegnati in questi anni. Abbiamo più volte ribadito la necessità che l’antagonismo sportivo rimanesse nei confini della dialettica civile, senza mai debordare in violenza verbale o fisica e senza offendere la dignià dell’avversario: invece abbiamo assistito a manifestazioni, specie in occasione dell’ultimo derby, che hanno profonda-mente ferito la tifoseria laziale e che hanno generato un clima di istigazione alla violenza che si è protratto per tutta la settimana".
Le minacce A tali manifestazioni - prosegue Lotito - si è accompagnata la cassa di risonanza della stampa e delle radio locali; ci si è poi lasciati andare a vere e proprie minacce fisiche sia ai calciatori che al presidente ed ai dirigenti della Lazio, creando un clima di tensione che ha profondamente danneggiato l’immagine dello sport nella capitale e nel paese. La Lazio ed il suo presidente ne sono stati vittime desti-nate: si è arrivati alla minaccia di morte (se non battete l’Inter siete finiti) inviata per posta, accompagnata da proiettile di grosso calibro, ma non per questo la battaglia contro un tal modo di intendere l’antagonismo sportivo è stata abbandonata".
Serve più responsabilità "Stupisce, invece - continua Lotito - che l’insulto e l’istigazione siano diventati bagaglio espressivo di dirigenti di altre società riteniamo che il ruolo rivestito nel mondo del calcio debba costituire, sempre e comunque, un freno alla passione di parte e debba sempre prevalere, nel dirigente responsabile, il senso dell’istituzione e dell’esempio che le sue parole danno alla gente". "A chi tale responsabilità non ha avvertito - prosegue Lotito - diciamo che la Lazio ed i suoi tifosi non accettano insulti, palesi o insinuati; che la sportività e lealtà della Lazio e dei suoi giocatori non può essere messa in dubbio da nessuno; che chi ha ali-mentato la tensione con comportamenti antisportivi e violenti non ha alcuna veste per impartire giudizi o lezioni di sportività". "A certi rappresentanti - dice poi il presidente della Lazio - della classe politica che, dopo il degenerare delle polemiche, sono intervenuti con dichiarazioni pubbliche, la Lazio ricorda che la contesa sportiva non vuole invasioni di campo, da qualunque parte provenga-no; piuttosto la politica dovrebbe darsi carico di intervenire sugli aspetti col-laterali allo sport, dando alle società gli strumenti giuridici per garantire l’ordine a chi assiste alle partite, alle forze dell’ordine la possibilità di con-trollare i violenti ed isolarli, al giudice il potere di rendere effettivo il suo intervento dissuasivo nei confronti di chi va allo stadio solo per creare disordine".
Non chiediamo scusa a nessuno
"La Lazio - conclude il presidente biancoceleste - non deve chiedere scusa a nessuno; deve piuttosto ricevere le scuse da parte di chi, ignorando le proprie responsabilit…, ha lanciato sugli altri colpe inesistenti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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