Il Louvre si compra Cranach con una sottoscrizione web

Il Louvre si compra "Le tre grazie" di Cranach con una sottoscrizione web. Il museo parigino raccoglie con una campagna lampo su internet il milione di euro necessario per l’acquisto

Il Louvre si compra Cranach con una sottoscrizione web

Azionariato popolare per l’arte? Potrebbe essere proprio que­sta l’idea per incre­mentare le collezioni dei musei chiaman­do a raccolta chiunque sia dotato di senso civico e abbia a cuore il pa­trimonio storico culturale della sua nazione. Ognuno può essere coinvolto, indipendentemente dal suo portafoglio, commisuran­dosi alla personale generosità co­me in un’asta Telethon e comun­que sentirsi protagonista.

Sono come al solito i francesi a impartire al mondo una lezione di spirito patrio, mostrandosi peral­tro all’avanguardia rispetto al­l’idea di mecenatismo. Qualche mese fa al Museo del Louvre ven­ne l’irrefrenabile desiderio di com­prarsi un capolavoro del Rinasci­mento europeo, Le tre grazie di Lu­cas Cranach il Vecchio, piccola te­la di appena 24X37 centimetri, di­pinta nel 1531, considerata un’opera di fondamentale impor­tanza. Messo in vendita da un pri­vato francese alla considerevole somma di 4 milioni di euro non trattabili, per assicurarsi il quadro non bastavano i 3 rimasti nella cas­se del museo.

A questo punto in Italia si sareb­be chiesto un intervento pubblico che, visti i tempi, certamente sa­rebbe stato negato. E via a protesta­re di tagli e insensibilità dei gover­nanti. Ma i cugini transalpini sono maestri nell’inventare le soluzioni più disparate: così dal 13 novem­bre è stato lanciato sul web e sui giornali un appello popolare per l’acquisto.Bastava entrare nel sito www.troisgraces.fr e inviare la pro­pria sottoscrizione. Lo slogan «Tut­ti mecenati » ha dunque inaugura­to la prima raccolta di fondi su In­ternet, in un tempo peraltro limita­to, perché entro il 31 gennaio 2011 cessava la prelazione concessa dal privato, proprietario del dipinto dal 1932.

Hanno risposto in 5mila all’appello, chi destinando appe­na un euro, chi spingendosi fino a 40mila. Semplici cittadini, profes­sionisti, aziende francesi e stranie­re, perché in fondo il Louvre è patri­monio dell’intera umanità. Il mi­li­one di euro mancante è stato dun­que trovato addirittura prima del­la scadenza e nei prossimi mesi Le tre grazie si aggiungeranno alla sfil­za di capolavori del Louvre. Avrebbe funzionato, una cosa del genere, in Italia? Difficile dirlo. Certo per comprare un centravan­ti alla Juve o pagare lo stipendio a Cassano è probabile che i tifosi di calcio si sarebbero mobilitati.

In­dubbiamente il modello è sugge­stivo e nuovo. Forse converrebbe provare anche da noi, visto che di defiscalizzazione delle opere d’ar­te ancora non si parla e visto che la questione beni culturali cade inte­ramente sulle spalle dello Stato. Nel nostro Paese la figura del mecenate è vecchia,non è mai evo­luta dall’id­ea del ricco signore rina­scimentale lungimirante e annoia­to che, invece di far del bene, ama circondarsi di bellezza. Persone così non ne esistono più, e se ci so­no si tengono alla larga dalla pub­blicità, perché poi il giorno dopo arriva una visita della Finanza.

Chi crede che il sistema di acquisizio­ni e di mecenatismo debba trova­re nuove soluzioni, si svegli e pren­da

spunto dalla vicenda Cranach. Pensate poi che libidine visitare gli Uffizi o Brera tenendo il proprio fi­glio per mano e, indicandogli un’opera di prestigio, potergli di­re: «Un piccolo pezzo lo abbiamo donato noi».

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