nostro inviato a Sanremo
Quatti quatti ce l’hanno fatta: Luca e Paolo sono arrivati fino a stasera senza far conoscere a nessuno (o quasi) il contenuto del loro sketch. Hanno scritto i testi in perfetta solitudine inuna stanzetta del secondo piano dell’Ariston e non li hanno mai provati sul palco di fronte a una platea di spettatori. Sono insomma top secret perché - lo spiegava anche Pirandello - il vero umorismo è il sentimento del contrario, ossia la sorpresa. Divagazioni a parte, Luca (Bizzarri) e Paolo (Kessisoglu) sanno benissimo che qualsiasi parola in più, specialmente sul fronte politico, potrebbe scatenare il bailamme, ancor più di quanto riuscì a suo tempo a Beppe Grillo e pochi anni fa a Roberto Benigni (che al 99,9 per cento stavolta non verrà all’Ariston). E non c’è bisogno di spiegare il perché. Perciò: silenzio assoluto e guai a chi parla. Ma comunque è certo: parleranno di politica, magari nel modo tangenziale e obliquo tipico della loro comicità, mettendoci pure un po’ di surrealismo che non guasta mai. Ma - si dice in giro - sarà il pezzo grosso del loro sketch. D’altronde anche ieri in conferenza stampa la battuta migliore è stata quella del «San Valentino è la festa nazionale dei fioristi di Arcore» quindi figurarsi: andranno a finire da quelle parti. Vedremo, anzi sentiremo: di sicuro se ne parlerà. Ma loro due non si fermeranno solo sulla politica. Il loro intervento sarà - come dice qualcuno - «poliedrico». E, comunque, ogni sera renderanno omaggio alle grandi coppie comiche della nostra storia, da Totò e Peppino fino a Ric e Gian o Cochi e Renato.
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