Se esiste il concetto d'inferno, anche per gli animali, allora il loro è a Dubai. La megalopoli degli Emirati Arabi è una colata di cemento, vetro e plastica che mostra i suoi muscoli all'Occidente nel punto più arido del mondo, frutto del colossale arricchimento derivante dallo sfruttamento dei giacimenti petroliferi. Dubai è un capriccio esotico da non visitare mai se si cerca arte, e cultura araba. Essendo giovane, non ha nulla di particolare se non il suo clima da fonderia e la concentrazione più elevata di climatizzatori che vanno giorno e notte. Però, ha anche una numerosa concentrazione di gatti randagi, dovuta al tasso di abbandono che le autorità curano in modo barbaro e crudele. Dubai è l'inferno dei randagi. È vietato nutrirli e curarli, sono uccisi in modo crudele per mostrare al mondo strade più linde e curate.
«La mia città mostra il suo volto peggiore al mondo. Si macchia di una crudeltà che non merita nessun animale», spiega Fawaz Kanaan, 40 anni, ex dj locale, ora organizzatore di eventi. Da dieci anni, ogni giorno rischia la galera, sfamando centinaia di gatti randagi. Li nutre, li cura e restituisce loro quella dignità felina violentata e li affida alle nuove famiglie. «La mia terra è ricchissima, potrebbe risolvere in un secondo il randagismo con le medesime regole delle città europee». Fawaz opera in clandestinità, sfidando la polizia di Dubai che vieta di sfamare e curare i randagi.
Le autorità locali in vista dell'Expo 2020 (da ottobre 2021 a marzo 2022), che in sei mesi costa quanto il Pil di un Paese sudamericano, stanno sterminando migliaia di quadrupedi. A Dubai credono che avere le strade senza randagi dia un'immagine migliore della loro efficienza araba. Ma l'eccidio di cani e gatti, denunciata dai media, ha prodotto nell'opinione pubblica mondiale un'immagine vergognosa. E questo grazie alle piccole e caparbie associazioni animalistiche locali, che hanno fatto da megafono al mondo su questa strage di animali che possono essere curati e adottati.
«Esiste uno squadrone che cattura cani e gatti randagi e li porta nel deserto abbandonandoli a un'atroce fine fatta di sete, fame e sofferenza», scrive Fawaz che, a livello di social, ha una pagina su Facebook (Fawaz Kanaan) e un indirizzo su GoFund.com, per raccogliere denaro per i suoi mici sfortunati. «Ci sono pochissimi cani randagi a Dubai, io nutrivo una dozzina di cani, ma sono scomparsi in una notte Molto probabilmente qualcuno si è lamentato con le autorità che li ha uccisi. Invece nelle città attigue di Sharjah e Ajman i randagi sono numerosi». Però sono i felini le prime vittime a Dubai. «Qui ci sono regole molto arretrate e primitive. È multato chi è sorpreso a sfamare un gatto perché le autorità non comprendono la differenza tra insetti parassiti e i felini, che sono gatti domestici e che vengono sterminati come se fossero loro a produrre i pappataci», dice Fawaz con rabbia e rammarico. «In previsione dell'Expo, la situazione per i randagi è peggiorata. Hanno aperto la caccia. Una vergogna da fermare! Ho parlato con un netturbino che mi ha confermato questo piano di morte. Mi chiedo se questa gente sia timorosa di Dio». È l'assurdità delle leggi di Dubai e di altre città degli Emirati: non tollerano il randagismo, ma non fanno niente per prevenire gli abbandoni. «Anche cani e gatti domestici, con vaccinazioni e medaglietta, sono rapiti dai giardini di case private e uccisi, benché le lamentele dei proprietari. Sono musulmano e so che nel Corano si professa l'amore verso ogni genere di animale, condannandone violenze e crudeltà».
Una manciata di associazioni animalistiche esistono a Dubai, ma sono viste come organizzazioni terroristiche dalle autorità locali. «Non ci sarebbe alcun problema per il Comune destinare un po' di soldi dell'immensa ricchezza che dispone, per creare un progetto di recupero, cura e sterilizzazione dei randagi. O potrebbero educare gli abitanti ad adottare i randagi, a vaccinarli e a curarli, invece di scegliere la soluzione peggiore, da gente primitiva e malvagia». A Fawaz non importa di essere multato. Non ha paura nemmeno della galera pur di dare da mangiare a un solo gatto. Ogni sera coordina in blitz dei vari volontari che hanno un cuore e non un registratore di cassa e sottrae decine di trovatelli agli sterminatori. «Arriviamo di notte o di giorno. I gatti hanno imparato a riconoscermi dall'auto», sorride Fawaz, «ci vengono incontro, pian piano si lasciano accarezzare, li visitiamo con un medico, diamo loro cibo e acqua e ricoveriamo quelli necessitano di cure. Molti veterinari ci aiutano, senza chiedere nulla, fornendo i loro servizi e regalandoci le medicine». Sono tanti, ben organizzati e agguerriti i volontari come Fawaz. E aumentano. «L'emergenza Covid ha moltiplicato il randagismo. Girava la falsa notizia che gli animali domestici potessero trasmettere il virus, così i proprietari spaventati li abbandonarono a centinaia. Una follia che si nutre sempre dell'ignoranza e della paura del luogo», conclude Fawaz, l'amico dei gatti.
Anche l'Italia si sta mobilitando: la LAV invita a scrivere all'Ambasciata in Italia degli Emirati e al Commissario per l'Italia all'Expo di Dubai. All'indirizzo www.lav.it/news/expo-2020-strage-cani-gatti-dubai ci sono tutti i dettagli per alzare l'attenzione su questa strage.
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