Luxuria detta già legge: «Faremo i Pacs a Roma»

Bobba e la Binetti in prima linea contro la Bonino

Francesca Angeli

da Roma

Appena eletta la deputata di Rifondazione comunista, Vladimir Luxuria va in Campidoglio e attacca il vicesindaco della Margherita, Mariapia Garavaglia, “rea” di aver osteggiato il riconoscimento delle unioni civili. Nell’affrontare concretamente le tematiche più spinose dunque esplodono già le contraddizioni interne al centrosinistra. Ieri Wladimiro Guadagno (in arte Vladimir Luxuria) ha preso parte a un convegno sulle elezioni organizzato dal gruppo consiliare del Prc e ha subito messo le carte in tavola.
«Chiederemo che il Comune di Roma istituisca un registro delle unioni civili e una delega per le questioni degli omosessuali», ha detto Luxuria. «Le questioni degli omosessuali fino ad oggi sono state fortemente osteggiate dal vice sindaco, Mariapia Garavaglia - ha denunciato Luxuria -. Ma di certo non basta avere un numero verde per denunciare le discriminazioni nei confronti degli omosessuali».
Un’altra conferma della frammentazione del centrosinistra. Eppure anche nella Margherita c’è chi vorrebbe fare insieme con radicali, socialisti, comunisti un grande Partito Democratico a dispetto dei santi. Ma i cattolici eletti col partito di Francesco Rutelli hanno già lanciato il loro ultimatum: dentro il partito unico o noi o la Rosa nel Pugno.
Che ci sarebbero stati dei problemi a mettere in piedi un unico partito dentro il quale avrebbero dovuto convincere la cattolica ruiniana Paola Binetti e la campionessa della laicità Emma Bonino era chiaro anche per un poppante. Ma in campagna elettorale il centrosinistra ha cercato di svicolare sui temi più scottanti in modo da evitare lo scontro aperto. Alcune questioni sulle quali le spaccature erano troppo profonde sono state escluse dal programma oppure trattate in modo superficiale.
I dubbi e le perplessità del mondo cattolico restavano molti. Tanto che l’ex presidente delle Acli, Luigi Bobba, insieme alla ex presidentessa del Comitato Scienza e Vita (nato in difesa della legge 40 sulla fecondazione assistita) Paola Binetti, entrambi candidati al Senato con la Margherita, si erano sentiti in dovere di lanciare un appello rassicurante ai loro potenziali elettori: un buon cattolico, avevano scritto in una lettera aperta, può votare l’Unione.
Adesso però la campagna elettorale è finita, Bobba e Binetti sono stati eletti ed è arrivato il momento di guardare in faccia la realtà.
Bobba a questo punto ha sentito l’urgenza di prendere le distanze da alcuni dei suoi alleati piazzando paletti precisi. L’ex presidente delle Acli in un intervento sul Corriere della Sera dice sì a un Partito democratico soltanto se non ne faranno parte anche i radicali e i socialisti della Rosa nel Pugno. Le ragioni erano ovvie anche prima delle elezioni: troppo lontani e troppo diversi in politica interna e anche in politica estera. Il Partito democratico può fare benissimo a meno «dell’apporto della cultura radical-socialista». Anzi il partito cui pensa Bobba è proprio alternativo a quella cultura. Ed è una tesi che con qualche distinguo ieri sposava anche Luciano Cafagna sul Riformista: in Italia si può fare a meno dei radicali ma non dei cattolici. Bobba poi rivendica il valore dell’essere cattolici anche in politica altrimenti, scrive, si negherebbe la Storia del nostro Paese e anche «l’originalità dell’apporto dei cattolici alla vita pubblica, a cominciare dalla Carta costituzionale».
A Bobba replica in modo critico Europa. Il quotidiano della Margherita accusa il neo senatore di «rendere le cose più ardue», ovvero ancor più impervio il già difficile processo di costruzione di un grande Partito democratico. Per Europa «l’orgogliosa esposizione delle proprie identità in opposizione ad altre rende impraticabile ed elettoralmente costoso il progetto unitario».

In sostanza ai cattolici del centrosinistra si chiede, se non di dimenticare, di accantonare la loro identità per annacquarla all’interno del partito unico. I cattolici non appaiono inclini alla rinuncia ma semmai a far fuori i radicali.

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