Mafia, presi imprenditori con mire sulle Olimpiadi

In cella due uomini vicini al clan dei «Barcellonesi» «Puntavano alle gare bandite per Milano-Cortina»

Mafia, presi imprenditori con mire sulle Olimpiadi
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C'era Franco, detto anche «il Cavaliere», più prosaicamente noto nelle aule di giustizia come Franco Scirocco, saldamente al comando delle società al centro di una vasta operazione della Dia di Milano sull'intreccio tra Cosa nostra e appalti, che ieri ha portato in carcere due imprenditori del messinese. Una «direzione occulta», che secondo i magistrati porta direttamente all'«universo mafioso» dei Barcellonesi, clan radicato nel versante tirrenico della Sicilia, ma con gli occhi su tutta Italia e ai suoi golosi appalti finanziati anche con il Pnrr. Puntavano anche alla Lombardia, alle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026: Scirocco e Giovanni Bontempo, figlio di un noto ristoratore del messinese e difeso dall'avvocato Alessandro Pruiti, si occupavano dell'offerta tecnica da presentare e dei ribassi per dell'affidamento dei lavori per la realizzazione di un parcheggio interrato a Livigno, con anche le opere complementari, per un importo di oltre 28 milioni di euro.

In un triennio sono stati oltre 200 milioni di euro gli appalti pubblici in Italia, acquisiti da Infrastrutture M&B, una società di soli 36 dipendenti, riferibile a Bontempo sotto lo schermo dell'interposizione fittizia della moglie (a cui intestava mutui e buste paga) e occultamente a Scirocco, ottenuti da sola, in associazione temporanea di imprese o in consorzio con altre società. Tra le commesse, manutenzioni all'Agenzia del Demanio, lavori per l'Ater, l'edilizia residenziale di Civitavecchia, per l'Anas, anche 40 mila di euro di affidamento diretto per lavori di tinteggiatura e di ripristino locali alla sede del Nucleo Pef della Finanza di Milano.

La società, scrive lo stesso gip Fabrizio Filice, a fronte di commesse di tali importi, faceva risultare per altro dati di bilancio del tutto incongrui, con utili dichiarati nel 2020 per poco più di 38 mila euro. L'indagine, condotta dalla Dia e dal Gico della Gdf e coordinata dalla Procura milanese, ha portato a sequestri per 5 milioni di euro. Per gli inquirenti, che hanno applicato il carcere sulla base della «assoluta attualità e concretezza» delle esigenze cautelari, sarebbe dimostrato che i due stavano attualmente lavorando per aggiudicarsi altri appalti finanziati dal Pnrr». A riprova di ciò il gip riporta una curiosa conversazione tra i due del giugno 2024. Ecco Scirocco: «Ma quindi i soldi l'Europa li ha mandati sulla carta o li hanno mandati e sono stati spesi per pagare i debiti?. Gli risponde Bontempo, ridendo: «O qualche altra cosa, ora aspettano che arrivi la sesta frangia dicevano, ho sentito in televisione. Non è che sono veloci come dicono». Ancora Scirocco: «Ma quando mai, fanno saltare le aziende».

Il sistema, si legge ancora nelle carte dell'inchiesta, consisteva nell'utilizzare «aziende compiacenti, anche del nord, per partecipare alle gare in modo da destare meno sospetti, e poi dirigere la reale attività contrattuale» che faceva capo sempre a Scirocco che «già ricopriva un ruolo centrale in questo sistema di accaparramento e di gestione illecita degli appalti pubblici», mentre Bontempo vi appariva, in allora, come soggetto «in posizione più marginale». Secondo i magistrati è Scirocco a gestire «esattamente la fase esecutiva degli appalti, i cantieri e le maestranze».

Nell'ordinanza si legge, infine, che un dipendente di Webuild (né lui né la società sono in alcun modo coinvolti nell'inchiesta) un anno fa si rivolse a Bontempo e Scirocco,

per individuare un edificio «in una zona strategica rispetto ai cantieri» che sorgeranno rispetto alla costruzione del Ponte sullo stretto. Bontempo propose un capannone nel Messinese, ma l'operazione non andò a buon fine.

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