Enza Cusmai
Avete mai guardato gli occhi di un bambino mentre gli raccontate una favola? Sognanti, incantati, attenti. È un momento importantissimo per lui, è un piccolo tassello che si incastra nella storia della sua formazione.
Esagerazione? No. Lo confermano la pedagogia moderna e i più importanti scrittori per bambini (e adulti). Per Gianni Rodari la fiaba è «unutile iniziazione allumanità», per Italo Calvino «uniniziazione al mondo dei destini umani». Basta scorrere le fiabe più popolari per comprendere che le loro trame preparano i bambini ad affrontare la vita. Contengono sempre elementi di duro realismo. Hansel e Gretel, Cappuccetto Rosso, Biancaneve, sono storie crudeli. Ma utili per imparare a far accettare le regole e gli ideali della società in cui i più piccoli devono abituarsi a vivere. Non a caso le favole sono sempre a lieto fine e il bene trionfa sul male. E ogni genitore, nel momento del racconto, ha il compito di insegnare al proprio bambino che cosa sia buono (la fatina) e cosa sia cattivo (lorco o la strega), puntando ad educare il bimbo a compiere azioni considerate buone dalla società in cui vive.
Dunque, fiaba uguale mezzo di trasmissione dei valori morali. Ma non solo. Anche mezzo di semplificazione degli stessi valori. I personaggi di una fiaba non sono mai ambivalenti, o sono buoni o sono cattivi. E i temi proposti sono sempre esistenziali: la perdita, labbandono, la morte. Così, attraverso la fiaba, il bambino entra in contatto per la prima volta con i problemi più angoscianti della vita, con laiuto della sua mamma o del suo papà, del nonno o della nonna.
Guai se non ci fosse un adulto a dar loro sicurezza mentre ascoltano la fiaba. Quegli impersonali cd con la voce estranea che racconta una storia sono, a nostro parere, diseducativi. È importante ricordare, infatti, che la fiaba per il bambino «ha la fondamentale funzione di trattenere con sé ladulto» precisava Rodari. Finché la fiaba dura, la mamma o il papà sono con lui, confortandolo e fornendogli sicurezza.
Anche il modo di raccontare è un fatto da non sottovalutare. La fiaba diventa infatti un modo di conoscenza delladulto: la voce materna, le sue sfumature comunicano tenerezza e fanno svanire i fantasmi della paura. Prendiamo la favola del burattino di legno. Quando il papà racconta di Geppetto che raccomanda a Pinocchio di andare dritto a scuola senza dare retta agli sconosciuti, si rivolge al burattino come se fosse lui il suo babbo. Di conseguenza il bambino si infilerà nei panni di Pinocchio e capirà quello che Collodi voleva spiegare nella fiaba e che vale anche per lui.
Molti potrebbero pensare che il venire a contatto con realtà crudeli potrebbero traumatizzare il bambino. Niente di tutto questo, sostiene Gianni Rodari:, perché gli orrori delle fiabe possono avere un effetto negativo a seconda della situazione e delle condizioni in cui il bambino si trova. Se, per esempio, è la mamma a raccontare la favola di Pollicino che viene abbandonato dai genitori nel bosco con tutti i suoi fratellini, allora il bambino non teme che a lui capiti la stessa sorte perché la sua mamma è lì, gli vuole bene, non labbandonerà mai.
Leggere le fiabe con i bambini è dunque un momento magico anche per un genitore, che può inventare nuove sfumature e nuovi personaggi e inserirli anche nelle favole più classiche. Il momento in cui il bambino ascolta una fiaba è incancellabile (se le ricordano tutte, per moltissimo tempo) e lo accompagnerà nel suo cammino di crescita. La fiaba insegna a sognare al contrario dei videogiochi, della televisione, in cui vengono trasmessi solo modelli imposti ai mass media legati al consumismo che si affaccia sempre più in età infantile.
Ben vengano, dunque, libri di fiabe, pennarelli, pastelli e matite colorate.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.