Il no alla precettazione. Un autogol delle toghe

Davvero gli conveniva intestarsi questo sgambetto all'Italia che lavora e produce? L'ennesimo sui trasporti, il 47esimo da inizio anno

Il no alla precettazione. Un autogol delle toghe
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Che sia un autogol la sentenza del Tar contro l'ordinanza del Ministro Salvini che comprimeva lo sciopero a quattro ore?

Come sappiamo la magistratura non gode di ottima fama, nonostante quegli eroi che negli anni si sono immolati sull'altare della professionalità. Erano per lo più impegnati nella guerra alla mafia, quella che sparava soprattutto in Sicilia. Quegli anni si stanno allontanando e con essi la memoria di quegli uomini. Sono appena più fresche le gesta di altri eroi, o inizialmente presunti tali, che avrebbero sgombrato il campo dai politici corrotti. Purtroppo, non solo aver rimosso le persone non ha eliminato la corruzione ma in più d'un caso siamo stati anche costretti a rimpiangere quelli di prima. Lasciamo perdere, che la storia non si scrive coi se.

Ciò che invece resta ben presente nella vita di milioni di cittadini è l'operato degli attuali magistrati, che lavorano poco e male, facendo durare i processi molti anni per poi farsene riformare in appello e pure in Cassazione una quantità abnorme, che non verrebbe perdonata

a nessun chirurgo o capo azienda. I contribuenti che mantengono il sistema giudiziario, molti dei quali ne sono pure clienti loro malgrado, non sono affatto contenti di quell'aura di intoccabilità che non mancano di far percepire a ogni occasione. Come ormai credono poco alle innumerevoli riforme, alcune anche fatte, che mancano puntualmente di incidere sulle vere cause del disservizio, che è anche una delle ragioni dei mancati investimenti esteri nel Bel Paese.

Perfino quella che sta tentando di mandare in porto questa maggioranza cambierà poco l'offerta di giustizia agli italiani. Concepita da un magistrato e da politici, ha messo al centro la terzietà della magistratura rispetto alla politica. L'avessero affidata a un manager, avrebbe puntato su velocità e qualità delle sentenze.

In questo scenario si colloca la decisione di rigettare la precettazione: «non ci sono le ragioni». Giusto. È solo un comune venerdì prenatalizio, che ragioni vuoi che ci siano? Uno schiaffo al Ministro? Forse sì, nell'aria che si respira nelle stanze giudiziarie. Ma fuori, all'aria aperta, si vedono milioni di cittadini con le guance arrossate, e

non dal freddo.

Davvero gli conveniva intestarsi questo sgambetto all'Italia che lavora e produce? L'ennesimo sui trasporti, il 47esimo da inizio anno. Come quello prima, ma il doppio di quando governava l'avvocato del popolo. Viene da chiedersi se non abbiano spedito il pallone nella porta sbagliata. Indubbiamente la tentazione era forte, appariva proprio un rigore, ma causato da chi? È questo il punto, il sindacato. Se un tempo che ha fatto il bene dei lavoratori, quell'epoca è ormai storia.

Da decenni sempre più italiani hanno sperimentato che la mancanza di produttività e la scarsa qualità di molti servizi siano, alla fine, riconducibili all'eccessiva sindacalizzazione delle attività, specie quelle pubbliche. Come ammonì Marchionne, «i diritti sono sacrosanti e vanno tutelati, ma se continueremo a vivere di soli diritti, di diritti moriremo».

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