Qatargate, l'audio choc rubato all'ispettore: "Panzeri mente..."

La conversazione tra Francesco Giorgi (indagato) e l'ispettore capo di Bruxelles: "La giustizia è controllata dai politici". Se le accuse del pentito dovessero cadere, l'intera inchiesta è a rischio flop

Qatargate, l'audio choc rubato all'ispettore: "Panzeri mente..."
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È come se, pezzetto dopo pezzetto, l’inchiesta Qatargate che doveva terremotare l’Europarlamento si stesse smontando. Come neve al sole. Prima la scarcerazione di Eva Kaili, tenuta in carcere lontano dalla figlia senza grandi prove a sostenere l’accusa. Poi il l’addio di Michel Claise, il giudice istruttore superstar, costretto a lasciare il fascicolo per presunti conflitti di interessi dovuti agli affari tra il figlio e l’eurodeputata Maria Arena, mai indagata ma finita più volte al centro delle vicende. E adesso gli audio di uno degli investigatori che ammette di non avere fiducia nella giustizia belga e di nutrire non pochi dubbi sull’attendibilità del pentito Antonio Panzeri, il pilastro principale su cui si basa l’intero ambaradan giudiziario.

L'audio "rubato"

La notizia è clamorosa e stasera la registrazione verrà trasmessa in esclusiva da Quarta Repubblica, programma di approfondimento condotto da Nicola Porro. L’intercettazione, se così vogliamo chiamarla, lascia poco spazio all’immaginazione: "Vogliamo giocare, giochiamo - si sente dire l’ispettore capo di Bruxelles - Abbiamo fatto la stessa cosa con Panzeri. Non pensare che gli crediamo, non crediamo a niente di quello che dice. Sappiamo benissimo che ci sta prendendo in giro". Lui si chiama Ceferino Alvarez Rodriguez e conduce le indagini. Ad ascoltarne le confessioni segrete è, invece, Francesco Giorgi, compagno di Eva Kaili e collaboratore proprio di Panzeri.

Lo scandalo Qatargate

Per capire facciamo un passo indietro. E torniamo ai clamorosi arresti del 9 dicembre del 2022 che mettono a soqquadro l’assemblea parlamentare europea. L’accusa è quella di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione internazionale e al riciclaggio, reato a cui avrebbero partecipato Giorgi, Panzeri, Marc Trarabella, Andrea Cozzolino e la Kaili, arrestata in flagranza di reato mentre il padre portava via da casa una sacca piena di soldi. L’obiettivo dell’associazione sarebbe stato quello di tutelare gli interessi di Marocco e Qatar, da cui il nome dell’inchiesta che però è lontana dall’essere dimostrata. A più di un anno dagli arresti, infatti, non è ancora ben chiaro su quali basi si fondino le accuse, il giudice istruttore ha lasciato la magistratura, tutti gli accusati sono stati rilasciati e il procuratore federale Raphael Malagnini è stato trasferito.

L’unico successo investigativo è, o meglio era, la confessione di Panzeri. Gli avvocati che difendono i co-imputati, però, sono al lavoro per cercare di sollevare sospetti su come sono state condotte le indagini. E di spunti ce ne sono a bizzeffe, come l'irrituale arresto della figlia e della moglie di Panzeri, la cui richiesta di estradizione da parte della procura belga è caduta non appena l'ex politico ha accettato di collaborare con gli inquirenti.

Le confessioni dell'ispettore

E qui arriviamo agli audio. A fine aprile la polizia belga perquisisce la casa di Giorgi e trova gli appunti destinati alla sua memoria per rispondere punto su punto alle accuse di Panzeri. Per l’indagato è una pratica scorretta che permette alla procura di conoscere in anticipo le mosse difensive. E quando il 3 maggio del 2023 Giorgi riceve una visita a casa dell’ispettore Rodriguez, con la scusa di restituirgli il cellulare sequestrato, fa presenti le sue rimostranze.

Il colloquio è paradossale e l’ufficiale di pg non lo sa, ma il fidanzato della Kaili sta registrando di nascosto ogni singola sillaba. Nell’audio l'ispettore mette in dubbio l'attendibilità di Panzeri che, come noto, ha firmato un accordo di pentimento con la Procura: "Sappiamo che ci sta mentendo". Poi il superpoliziotto parla così del sistema giudiziario belga: "Non ho fiducia nella giustizia perché la giustizia è controllata con i fili dai politici. Avrò fiducia nella giustizia il giorno in cui giudici e pubblici ministeri non saranno nominati politicamente". E ancora: "Per fortuna ci sono gli avvocati! Te lo dico sinceramente. Non possiamo avere fiducia nella giustizia".

Nell'esatto istante in cui il dialogo ha luogo, sono passati due mesi dalle dichiarazioni di Panzeri e sia Cozzolino che Tarabella sono ancora ai

domiciliari proprio in virtù di quelle confessioni. Se fosse vero e l'ex esponente di Articolo 1 ha mentito, e trascinato nel fango gli altri co-imputati, il rischio è che l’intera indagine crolli rumorosamente.

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