È scontro sul caso Almasri tra la Corte penale internazionale e l’Italia

Ecco cosa è successo tra la Corte penale internazionale e l’Italia

È scontro sul caso Almasri tra la Corte penale internazionale e l’Italia
00:00 00:00

È scontro sul caso Almasri tra la Corte penale internazionale e l’Italia, considerata «inadempiente» dalla Camera preliminare, l’organo giudiziario della Cpi, perché il nostro governo non ha risposto sul perché il generale libico Njeem Osama al-Masri (nella foto), criminale di guerra accusato di omicidi, violenze e torture e condannato dalla Corte penale internazionale all’ergastolo, non è stato consegnato al tribunale dell’Aja. Il termine scadeva oggi ma Palazzo Chigi avrebbe chiesto una proroga per l’invio delle informazioni.

A quanto si apprende la richiesta dell’esecutivo è legata all’attesa degli esiti del lavoro del Tribunale dei ministri che ha aperto un fascicolo d’indagine sulla premier Giorgia Meloni, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Autorità di sicurezza della Repubblica, Alfredo Mantovano, i ministri della Giustizia e dell’Interno Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, indagati dalla Procura di Roma dopo un esposto dell’avvocato Luigi Li Gotti che aveva chiesto accertamenti per i presunti reati di favoreggiamento e peculato.

Secondo la Cpi, che ha avviato una procedura di accertamento formale nei confronti dell’Italia, l’Italia deve «presentare osservazioni in merito alla sua mancata perquisizione e al sequestro di materiali» in suo possesso. Intanto i magistrati del Tribunale dei ministri hanno acquisito documentazione sia al ministero della Giustizia che a quello dell’Interno, con l’obiettivo di ricostruire quanto accaduto dall’arresto di Almasri - avvenuto a Torino il 19 gennaio - alla scarcerazione ed al rimpatrio, due giorni, con un Falcon 900 italiano, partito martedì 21 gennaio alle 11:15 da Ciampino, atterrato alle 12:15 a Torino Caselle, ripartito alle 19.50 per l’aeroporto di Mitiga, dove è sbarcato alle 21:42, dove al-Masri è stato accolto dai miliziani. Il Tribunale dei ministri ha 90 giorni di tempo - scadranno a fine aprile, ma è possibile chiedere una proroga - per svolgere le indagini, che potrebbero concludersi con un’archiviazione oppure con l’invio del fascicolo in procura per chiedere al Parlamento l’autorizzazione a procedere nei confronti degli indagati.

Come ricostruito dal Giornale la mancata consegna di Almasri è legata a un errore dei giudici romani a causa di un cavillo. Secondo il Pg e la Corte d’Appello di Roma l’arresto della Digos di Torino su input dell’Interpol era «irrituale» perché bisognava informare prima il ministero della Giustizia. Lo dice il Pg della Capitale nella sua ricostruzione, condivisa anche dalla Corte d’Appello. Da qui l’immediata scarcerazione. Ma il mandato di cattura per Almasri, accusato di aver schiavizzato i detenuti della prigione di Mitiga di cui era direttore dal febbraio 2011, costringendoli ai lavori forzati e responsabile dei massacri di fedelissimi di Gheddafi a Tarhuna tra il 2013 e il 2022, non ammette discrezionalità: «Un conto è l'arresto, aveva spiegato al Giornale una fonte dell’Aja, un conto è la consegna che va condivisa con il Guardasigilli».

L'errore dunque non sarebbe «politico» ma dell'organo giudiziario di dichiarare l’irritualità dell’arresto (come è avvenuto) in quanto non preceduto «dalle interlocuzioni con il Guardasigilli», titolare dei rapporti in via esclusiva con l’Aja, che però servono alla consegna del criminale di guerra.
Sabato 18 gennaio il libico 47 a capo della famigerata polizia giudiziaria di Tripoli e della Radaa, l’esercito salafita di deterrenza speciale era a Torino - non sapeva di essere ricercato - per vedere Juve-Milan.

La Digos lo arresta tra sabato notte e domenica 19, nell’hotel dove alloggiava assieme ad altre tre persone (anch’esse espulse). L’Italia sarebbe stata avvisata solo qualche ora prima della presenza di Almasri, a spasso indisturbato per l’Europa da una decina di giorni. Ma su questo la Cpi non indaga..

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica