L'indagine, gli atti al tribunale dei ministri e i 90 giorni per decidere: cosa succede ora

Il Tribunale dei ministri avrà tre mesi di tempo per indagare ascoltando le persone coinvolte e per affidare anche deleghe agli investigatori per effettuare una serie di accertamenti

L'indagine, gli atti al tribunale dei ministri e i 90 giorni per decidere: cosa succede ora
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Ora il tribunale dei ministri avrà 90 giorni per decidere. Dopo l'iscrizione nel registro degli indagati del premier Giorgia Meloni, dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e del sottosegretario Alfredo Mantovano, saranno cruciali i prossimi tre mesi.

Il Tribunale dei ministri, nell'arco di questo arco di tempo, ha poteri requirenti e quindi può indagare ascoltando le persone coinvolte e può affidare anche deleghe agli investigatori per effettuare una serie di accertamenti. Compiute indagini preliminari e sentito il pubblico ministero, può decidere per l'archiviazione e, in tal caso, il decreto non è impugnabile. In caso contrario, può trasmettere gli atti al procuratore della Repubblica con una relazione motivata affinché chieda l'autorizzazione a procedere. L'autorizzazione viene, quindi, chiesta alla Camera di appartenenza degli inquisiti, anche se alcuni di loro non parlamentari. La Camera competente, sulla base dell'istruttoria condotta dall'apposita giunta, a maggioranza assoluta, può negare l'autorizzazione qualora reputi (con valutazione insindacabile) che l'inquisito abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico.

Una volta ottenuta l'autorizzazione a procedere, il giudizio di primo grado spetta al tribunale ordinario del capoluogo del distretto di corte d'appello competente per territorio. I membri del tribunale dei ministri, invece, non possono partecipare alle ulteriori fasi del procedimento. Il tribunale dei ministri, infatti, è una sezione specializzata del tribunale ordinario competente per i reati commessi dal Presidente del Consiglio e dai ministri nell'esercizio delle loro funzioni e, pertanto, per le impugnazioni e gli ulteriori gradi di giudizio si applicano le norme del codice di procedura penale.

L'articolo 96 della Costituzione, infatti, stabilisce che "Il Presidente del Consiglio dei Ministri ed i Ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell'esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del Senato della Repubblica o della Camera dei deputati, secondo le norme stabilite con legge costituzionale".

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