I regolatori del calcio come i pesci rossi

I regolatori del calcio come i pesci rossi
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Non so se sia un caso, ma la soglia di attenzione di un pesce rosso è stata stimata in 8 secondi. Lo dico perché ci sono altri studi che misurano nello stesso periodo di tempo la concentrazione dell’essere umano dell’era social. E questo perché siamo così occupati a guardare in continuazione notizie e immagini sugli schermi del nostro smartphone, che a un certo punto il nostro cervello si dimentica di quel che ha visto subito prima, per passare in un altro mondo. Cose dell’era moderna insomma.

Ma di tutti i mondi, quello che invece non cambia mai è quello del calcio, granitico nella sua idea che per cambiare le regole bisogna riunire in una stanza otto persone – quattro nominati dalla FIFA e quattro dalle federazioni calcistiche del Regno Unito (che per aver inventato questo sport detengono il potere anche se vincono ormai poco più di una cippa, e con soldi stranieri) – e parlare d’altro. Insomma: ci sarebbe da sistemare l’assurdo fuorigioco millimetrico, la Babele dei falli di mano, il protocollo Var, ed invece ecco che il cervello dei regolatori passa ad altro, si distrae, e fa spuntare l’assoluto bisogno di quantificare la perdita di tempo del portiere. Otto secondi appunto (scanditi dal direttore di gara però dal quinto in giù, forse per l’alto grado di difficoltà), dopo i quali scatta – no, non un punizione a due, e nemmeno un’ammonizione – ma un calcio d’angolo.

Come all’oratorio in pratica, e magari alla prossima riunione decideranno pure che al terzo corner il tutto si trasforma in un gol.

E allora, alla fine, via con gli 8 secondi, il che fa malignare che il QI di un pesce rosso e quello di un portiere pari siano. O magari, qualche cattivo pensa, quello di un arbitro. O, forse chissà, di uno dell’Ifab.

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