Magoni: «Brava Chiara, formichina paziente»

In quell’anno Deborah Compagnoni vinceva la classifica di gigante e lei, Lara Magoni, era l’ultima azzurra a trionfare in uno slalom di coppa del Mondo. A Viel, in Colorado, il 16 marzo 1997 nasceva un tabù che per infrangersi ha impiegato dieci anni. E oggi l’ultima maestra è la prima ad applaudire la scolara Costazza.
Ha seguito la gara?
«Ho tifato con i ragazzini dello Sci Club Orezzo. Sentivo sarebbe successo qualcosa...».
Non dica che l’aveva previsto.
«No, però prima della gara avevo detto loro che forse questa era la volta buona in cui un’italiana avrebbe potuto tornare a vincere dopo di me».
Era la pista giusta?
«Tutt’altro. A me Lienz non è mai piaciuta, per quel pendio particolare. Però era l’ultima occasione dell’anno. Doveva essere così».
In che senso?
«Sono trascorsi dieci anni dal mio argento mondiale. Era giusto che anche questo mio record cadesse nel 2007».
Perché 10 anni di blackout?
«Sono gli alti e bassi dello sport, non bisogna avere fretta. Nell’86-87, dopo la Valanga Rosa, arrivammo noi ragazzine e tutti storcevano il naso. Poi, con gli anni, qualche soddisfazione se l’è tolta anche la mia generazione».
Dunque solo turnover?
«Esatto. Tra 1998 e 2000 ci siamo ritirate io, Compagnoni, Panzanini, Gallizio. Al nostro posto hanno messo fuori il nasino delle bimbe che dovevano crescere. E ora hanno dimostrato di esserci riuscite».
Avrebbe scommesso sulla Costazza?
«Non è una sorpresa, ma una conferma. Dopo il terzo posto a Reiteralm avevo capito che era maturata. Da piccola lasciava intravedere grandi qualità, ha saputo lavorare bene e come una formichina ha intrapreso una carriera costante e in perenne crescita».
Intanto i maschietti deludono ancora...


«Per loro il discorso è diverso. Gli azzurri sono in gran parte atleti maturi. Sembra che i rincalzi non siano in grado di prendere il loro posto. Ma lasciamo stare gli uomini e diciamolo: questo 2007 nello sci si chiude con un fiocco rosa!».

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