Pupi Avati, uno dei grandi registi italiani, è un tifoso del Milan, ma ama profondamente il Bologna, assiste a tutte le sue partite e questo scandalo delle scommesse che parla anche dei «bolognesi», lo ha abbastanza stordito.
È così Pupi Avati?
«Sì è proprio così. Purtroppo il nostro calcio sta andando a rotoli compreso il mio Bologna, diventato ormai una squadra di livello davvero molto basso».
Lei dice? Ma potrebbe essere coinvolto?
«Non lo penso. Mi dispiace quando vedo un Malesani che corre sotto la curva a festeggiare, per essersi salvato. Io ricordo un altro Bologna, ben diverso».
E questi scommettitori? Lei, nei suoi film, racconta spesso storie di amanti del gioco. Abatantuono, Tognazzi, anni fa.
«Sì, mi appassionano questi personaggi. Un Signori ad esempio, per il quale varrebbe la pena di fare un film».
Lo farà?
«Non credo, certo il gioco annulla lindividuo. Lei pensi che questi personaggi, arrivati là in alto, con soldi, glorie e notorietà, finiscono in questo gorgo».
Una malattia il gioco?
«Ci sono persone che non riescono a sfuggire al viale del tramonto».
Che ne dice di questo Malesani che dovrebbe venire al Genoa?
«Le ripeto: sono angosciato nel vedere dove è finito questo Bologna. Oggi si festeggia per obiettivi modesti. E Malesani è un personaggio di questo tempo».
La dipendenza dal gioco dazzardo lei lo ha portato sugli schermi: un fenomeno che lo ha affascinato.
«Ho fatto alcuni film su questo tema. Un fenomeno che nasce soprattutto nelle piccole province, dove i modelli di vita sono limitati e dove possono esplodere queste tentazioni».
Abatantuono, Dellepiane... straordinari personaggi.
«Hanno saputo interpretare benissimo il loro ruolo. Amaro, pieno di contraddizioni, senza speranza».
Come finirà questo scandalo?
«Il riscatto di questi personaggi non ci sarà mai».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.