da Milano
Vittoria, dimostrazione di superiorità e infortunio di un centrocampista. Tutto secondo copione. L'ultimo arrivato nell'infermeria interista è Luis Jimenez, entrato a partita in corso e sostituito a causa di un risentimento muscolare alla gamba destra: «Già ieri non stavo bene - ammette il cileno -. Penso sia un affaticamento del flessore, ma aspetto l'esito degli esami».
Così, senza Dacourt, Vieira, Stankovic e Figo, il centrocampo interista diventa la croce di Mancini: «A Eindhoven rischio di far giocare Oriali - scherza l'allenatore nerazzurro, con soli 12 effettivi a disposizione per la trasferta di Champions -. A gennaio dovremo valutare la situazione. Non invoca nuovi acquisti, ma Maxwell (gonfiore al ginocchio già operato) è un campanello di allarme. Insomma, malconci ma infallibili sul campo. A farne le spese un Torino che recrimina per il rigore ma non nega lo strapotere degli avversari: «L'Inter non ha bisogno di penalty inesistenti - spiega Cairo -. Noi abbiamo pagato i tre minuti folli di inizio ripresa». Concorda Novellino: «I nerazzurri sono la squadra più forte del mondo e nel secondo tempo non siamo riusciti ad arginarli».
Sulla sponda interista il rigore è parso invece netto. Ne è sicuro Cruz: «Ero lì, non si poteva non fischiare. E c'erano altri due falli in area su di me». Così, mentre Ibra vola in Svezia (è squalificato in Champions e in campionato), Cordoba culla sogni da attaccante: «Sto quasi diventando un puntero - sorride -. Sul corner ho creduto in Burdisso, sapevo ci sarebbe arrivato. Certo, se Recoba avesse giocato dall'inizio per noi sarebbe stato più difficile».
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