RomaLAnm esulta, sostenendo che cè stata unadesione «massiccia» allo sciopero dei magistrati contro la manovra, con una partecipazione tra l80 e l85 per cento.
Ma lentusiasmo è smorzato dal sorprendente attacco del vicepresidente del Csm, che considera eccessiva una protesta che allontana il dialogo con la politica e contesta il fatto che si siano volute dare a rivendicazioni puramente economiche giustificazioni legate ai valori costituzionali. «Laccenno allautonomia e allindipendenza - dice Nicola Mancino -, rapportate al trattamento economico, è male usato. È sbagliato dire che se il livello retributivo è basso, lautonomia non cè».
Lo sciopero raccoglie il sostegno quasi unanime di togati e laici del Csm e le critiche arrivano solo dai due laici del Pdl, Gianfranco Anedda e Michele Saponara. Ma il numero due dellorgano di autogoverno delle toghe usa toni pesanti. Probabilmente si riferisce anche al fatto che alla vigilia dello sciopero il ministro dellEconomia, Giulio Tremonti, ha annunciato un emendamento alla finanziaria per venire incontro alle richieste dellAnm, quando si augura «una ripresa della trattativa e un modo più moderato di reagire rispetto a una manovra che non riguarda solo i magistrati». Questo è il punto più delicato. Perché è vero che i tagli negli stipendi, spiega Mancino, colpiscono soprattutto i più giovani, ma i provvedimenti della finanziaria interessano tutti: «Il ceto medio basso è colpito quasi in via prioritaria, mentre quello medio alto è esente dagli interventi».
Per il vicepresidente del Csm ci vuole un ritorno alle «regole del dialogo, a partire dal Guardasigilli». Lo sciopero «è un diritto, ma servono prudenza e accortezza», mentre stavolta cè stata «una reazione che poteva essere attenuata da un confronto, sempre necessario tra la categoria dei magistrati e il governo».
LAnm risponde con lo stupore. Il presidente Luca Palamara esprime «rammarico» per il fatto che Mancino «non sia a conoscenza che da parte dellAnm cè sempre stata e cè tuttora la disponibilità al dialogo». Il tono è polemico, soprattutto quando Palamara ricorda che la magistratura protesta «e questo Mancino dovrebbe saperlo, per evidenziare liniquità e lirragionevolezza di disposizioni della manovra, che, se confermate, penalizzerebbero in maniera ingiustificata i più giovani e, più in generale, tutti coloro chiamati a essere valutati ai fini della progressione economica, alterando il meccanismo delle carriere ed incidendo su autonomia e indipendenza della magistratura».
Intanto, gli uffici giudiziari di tuttItalia sono semideserti e vengono distribuiti volantini dellAnm sulle ragioni dello sciopero contro i tagli «iniqui». Un picco di adesioni tra l80 e il 90 per cento si tocca in Cassazione, dove quasi tutti i processi vengono rinviati, tranne le udienze con imputati detenuti. Al tribunale di Roma - su 296 magistrati - 244 incrociano le braccia, cioè l82,40 per cento e l80 si registra in tutto il Lazio. A Milano si annuncia il 78 per cento di partecipazioni alla protesta; a Napoli il 75; a Catania il 75,25; in Toscana il 76; in Umbria il 68; in Liguria, su 262 magistrati, 227 si fermano; saltano tutte le 16 udienze al tribunale di Cagliari; ladesione è alta tra i magistrati palermitani.
Per lAnm le percentuali tra l80 e l85 per cento aumentano, se si tiene conto dei magistrati assenti dal servizio e di quelli che, pur aderendo alla protesta, erano impegnati in servizi non differibili. Il sindacato delle toghe parla di «uno sciopero pienamente riuscito» e Palamara afferma: «La grande partecipazione alliniziativa ha dimostrato la fondatezza delle ragioni della protesta contro disposizioni inique e irrazionali. Il nostro auspicio è che la manovra possa essere rivista».
Per il togato di Magistratura indipendente al Csm Cosimo Ferri, «è stato uno sciopero economico e non politico per questo ha avuto successo».
Ma lex Guardasigilli Clemente Mastella dice che «occorre superare le resistenze di chi, per principio, si rifiuta di dialogare e fare ogni sforzo per trovare una soluzione che eviti pericolose rotture».
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