Margherita e Ds si convertono al bonus anti-aborto

La Bindi e la Turco: assegni per le donne indigenti. Nell’Unione è bufera. Primo sì alla commissione d’inchiesta

Francesca Angeli

da Roma

Soldi alle donne incinte per aiutarle a non abortire. Denaro per sostenerle nella scelta di avere il loro bambino. Di chi è la proposta? Dei vescovi? Niente affatto. Per la verità monsignor Elio Sgreccia della Pontificia accademia per la vita apprezza molto l’iniziativa perché «dissuade dall’aborto». Ma l’idea non è sua. Allora forse sarà una trovata di quel bacchettone antiabortista del ministro della Salute, Francesco Storace? Neanche per idea. L’emendamento alla Finanziaria che prevede un assegno a sostegno della gravidanza è stato presentato dalla Margherita e dai diessini. La proposta è firmata proprio da Giuseppe Fioroni e Rosy Bindi e per la Quercia da Livia Turco. La stessa Bindi che in più occasioni ha definito iniziative simili prese dal governo di centrodestra «inutili elemosine». Ma dalla Bindi comunque un’iniziativa contro l’aborto è pure prevedibile. Colpisce di più la firma di Livia Turco, ex ministro del Welfare, spinta forse dall’ansia del suo leader Piero Fassino, che rincorre Francesco Rutelli lungo la difficile via della redenzione. L’iniziativa lascia di stucco molte donne del centrosinistra. La prima ad attaccare è Luana Zanella dei Verdi che definisce la proposta un «autogol». «Mi pare un’iniziativa strumentale - dice la Zanella -. Le politiche di sostegno a favore della maternità sono sacrosante ma l’emendamento in questione presta il fianco alla demagogia politica di Storace e del rinato fronte anti-aborto: mi pare un autogol».
E anche due diessine, Gloria Buffo e Lalla Tropia, muovono lo stesso rimprovero all’iniziativa: questo emendamento scimmiotta malamente le iniziative del governo di centrodestra. «La via italiana alla libertà delle donne non può ridursi a un sostegno finanziario per alcune nei mesi di gravidanza - dicono la Buffo e Tropia -. A Storace che vuole seminare i consultori di propagandisti del movimento della vita bisogna rispondere con nettezza: le italiane meritano rispetto e una politica sociale degna di questo nome».
Critico anche il segretario dei Radicali, Daniele Capezzone. «È una proposta debolissima - dice Capezzone -. Occorre una politica complessiva fatta di assegni familiari, congedi parentali e asili nido».
Nulla di clamoroso nella proposta in sé, che il ministro per i Rapporti col Parlamento, Carlo Giovanardi, definisce «un bonus bebè mascherato». A Storace invece il progetto non dispiace. Ma intanto il ministro propone di usare i fondi del Tfr per finanziare i consultori in modo che stipulino convenzioni con le associazioni di volontariato.
L’emendamento Fioroni-Bindi-Turco prevede due forme di assegno di gravidanza. Il primo di 350 euro mensili a partire dal terzo mese di gravidanza fino al momento del parto «per ragazze madri in presenza di gravi condizioni di disagio sociale ed economico e comunque con un redditto non superiore a 25.000 euro annui». Il secondo invece prevede l’erogazione mensile di 250 euro al mese a partire dal sesto mese di gestazione in favore «delle donne cittadine italiane, comunitarie ed extracomunitarie in possesso di regolare permesso di soggiorno che si trovino in condizioni di disoccupazione, non iscritte alle liste di collocamento» o che abbiano comunque un tipo di contratto che non prevede la tutela della maternità. Il loro reddito familiare non deve superare i 40.000 euro annui.
Mentre su questo emendamento si lacera il centrosinistra, sul tema dell’aborto si apre un altro fronte caldissimo che in questo caso però vede lo scontro tra maggioranza e opposizione. Ieri la commissione Affari sociali della Camera ha dato il primo via libera all’indagine conoscitiva sull’applicazione della 194 chiesta dall’Udc. La Cdl ha votato compatta tranne la socialista Chiara Moroni mentre l’Unione non ha preso parte al voto per protesta. Ora la proposta passerà al vaglio del presidente, Pier Ferdinando Casini. L’indagine prevede una serie di audizioni. Verrebbero convocati oltre alle istituzioni anche i movimenti cattolici che operano nei consultori.

Mentre il centrodestra plaude alla decisione, la Bindi protesta definendo l’iniziativa «un atto propagandistico». Rincara la dose la diessina Barbara Pollastrini: questo governo, dice, «continua la sua offensiva nei confronti della legge 194».

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