Maria Antonietta e i gangster. Locarno si prende la scena

Tanti applausi in Piazza Grande per il film "Le déluge" girato da Gianluca Jodice sui reali francesi ghigliottinati

Maria Antonietta e i gangster. Locarno si prende la scena
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Comunque vada sarà un successo. Re Luigi XVI e Maria Antonietta, alias Guillaume Canet e Melanie Laurent (foto), hanno ottenuto il Campari Excellent Award che gli fa meritare una stella sulla «walk of fame» di Locarno e l'applauso di piazza Grande per il film che ha ufficialmente aperto il festival. Le déluge è il titolo francese dell'opera italiana sugli ultimi due monarchi transalpini ghigliottinati dalla Rivoluzione, girato da un italiano, Gianluca Jodice, in una perfetta collaborazione tra le due nazioni.

Anche l'ambientazione è nostrana - la reggia di Venaria - come la sceneggiatura che ha tratto spunto da una tragedia annunciata, sulla quale gli storici hanno speso pagine di lavoro. Altrettanto viene fatto in questo film, per tanti aspetti claustrofobico, con moltissime scene di interni che dovevano rievocare una prigione che la Francia ha voluto cancellare.

Il cinema che in moltissime riprese ha affrontato la tragedia dei due sovrani, si è immersa stavolta completamente nella storia mostrando un re e una regina che si tolgono progressivamente la corona e ogni tipo di sfarzo per immergersi nei panni dei più umili. È la chiave più nuova di un dramma che si avvale di un trucco pesantissimo per trasformare in Luigi XVI un Guillaume Canet irriconoscibile. Un lavoro ambizioso che gioca su citazioni celebri. Il titolo viene da quell'«après moi le déluge» pronunciato da Luigi XV, il nonno del re ucciso, che si rivelò a suo modo profetico.

In Italia il film è atteso in sala nei prossimi mesi con il titolo Gli ultimi giorni di Maria Antonietta.

Tra le novità in arrivo anche il gangster movie La mort viendra, già tradotto come Reinas che, dopo gli applausi di Berlino e il Sundance film festival, ieri ha raccolto consensi in piazza Grande per il modo garbato e ottimista di raccontare la fuga di una famiglia dal Perù anni 70 verso una vita migliore. Uno spaccato psicologico di quanto capitato alla regista Klaudia Reinecke, nata in Perù e adottata dal Canton Ticino.

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