«Maroni vuole che mi autosospenda? I leghisti al governo sbarellano...»

Formigoni ribatte al ministro del Welfare: «Avrebbe potuto dare il buon esempio settimane fa»

Antonio Ruzzo

Si dà un’aggiustatina alla giacca, cerca con lo sguardo microfoni e telecamere e poi comincia. «Da dove ditemelo voi - rimbecca i giornalisti - è il vostro mestiere...». Formigoni è in ottima forma anche se non ha nessuna intenzione di correre la Stramilano che è venuto a onorare. «Quando è? Il 2 aprile... mi sto allenando per il 9, “corro” per il Senato» si giustifica. Già le elezioni. Tutta un’altra gara che potrebbe portarlo via dal Pirellone e magari alla partenza della prossima maratona di Roma visto che l’anno prossimo è possibile sia in pianta stabile da quelle parti: «Innanzitutto non è detto che io vada al Senato - mette le mani avanti -. Faccio campagna elettorale per convincere i cittadini a votare il centrodestra». Da buon maratoneta parte piano: «Mi tengo tutti e due i biglietti: continuare a fare il presidente della Regione ovvero andare a Roma a fare qualcosa di più importante per la Lombardia e per il Paese». Poi però si scalda e allunga il passo: «Diciamolo francamente - ammette - se io dovessi andare a Roma, con ogni probabilità si dovrà ritornare alle elezioni». E la Lega? Match a parte. In mattinata il governatore era stato accomodante («Ci sono possibilità di collaborazione») ma poi è scoppiato il finimondo. Da Sirmione ci pensa Roberto Maroni a dar fuoco alle polveri: «Formigoni? Per correttezza nei confronti dei contribuenti lombardi, dovrebbe autosospendersi per non utilizzare la sua posizione ai fini della sua campagna elettorale». «Ricordo - ha proseguito il ministro del Welfare - che fu lui a chiedere la stessa cosa al nostro assessore della sua giunta, Massimo Zanello, candidato alle provinciali di Milano, perché così avrebbe evitato di utilizzare i soldi e il ruolo che ricopriva in Regione». Ai giornalisti che gli domandano se effettivamente Formigoni potrebbe candidarsi alla carica di presidente del Consiglio nel caso di vittoria della Cdl alle prossime politiche con il leader Silvio Berlusconi candidato per il Quirinale, il ministro del Welfare risponde: «Non commento le uscite di candidati malati di megalomania e di delirio di onnipotenza. Per noi il candidato premier è Silvio Berlusconi». E Formigoni non è stato lì a prenderle. «E due: dopo Calderoli va fuori di testa anche Maroni - ha risposto il governatore - fare il ministro per la Lega è evidentemente un’esperienza che fa sbarellare. Resiste finora il solo Castelli, speriamo che tenga duro». «Maroni fra l’altro - ha aggiunto Formigoni - ha perso la memoria: Zanello si autosospese su mio invito perché si era candidato a presidente della Provincia di Milano contro la Cdl. Avrei potuto sbatterlo fuori dalla giunta, ma non lo feci per amore di coalizione». «Quanto alla richiesta di autosospensione che oggi Maroni fa a me, essa sarebbe un tantinello più fondata - aggiunge Formigoni - se Maroni si fosse lui sospeso da ministro alcune settimane fa. Se infatti ritiene che la semplice candidatura al Parlamento sia incompatibile con un ruolo di governo, si dimetta immediatamente da ministro o dalle liste elettorali. Comunque se io sono megalomane, lui è un po’ depresso...». E alla fine ce n’è anche per Prodi e Fassino che l’altra sera hanno disertato la manifestazione anti-violenza in corso Buenos Aires: «Comizio politico? Ma se ha parlato solo Sangalli? È stata una decisione loro e io francamente fossi stato nei loro panni mi sarei comportato in modo diverso. D’altra parte non è che ci si può ritirare per paura di qualche fischio o qualche contestazione. Siamo a tre settimane dal voto e ogni partito ha il diritto di fare campagna elettorale e mettere manifesti.

Se uno guarda queste cose non dovrebbe più andare in giro in nessuna strada di nessuna città». Poi fortunatamente suona il «gong». Soprattutto sul fronte Lega. L’ultima parola è ancora di Maroni: «Repliche? Nessuna: non rispondo agli insulti».

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