Marrazzo chiede un maxi-mutuo

Nonostante il deficit sanitario, la giunta si fa dare 1 miliardo e mezzo di euro da restituire in 30 anni

Indebitati fino al collo. Lo saranno i cittadini del Lazio, e per il prossimo trentennio. Già, perché non basterà adoperarsi per rifondere il prestito di 10 miliardi di euro, interessi acclusi, che la Regione Lazio ha contratto con la Cassa depositi e prestiti già due anni fa. Bisognerà fare di più. La stessa Regione, ossia l’esecutivo Marrazzo, per mano dell’assessore al Bilancio Luigi Nieri si sta accingendo a dare il via libera all’accensione di un nuovo prestito, o mutuo obbligazionario che sia, per un altro miliardo e mezzo di euro. Quando il termine temporale da prendere in considerazione è sempre lo stesso: trenta anni. Insomma, deficit corrente a parte, i cittadini laziali saranno vincolati presto a 11,5 miliardi di debito. Una sorpresa che stando all’analisi meticolosa delle risorse finanziarie regionali suonerebbe piuttosto come un fulmine a ciel sereno visto che alla fine del mese, salvo proroghe, il Governatore dovrà presentare un piano di rientro congruo alle esigenze debitorie correnti. E invece che fa? Mentre si procede al mini-rimpasto di Giunta, decide di avviare la richiesta formale per l’ottenimento del parere favorevole per l’accensione di un prestito e di un mutuo che dovranno servire - si legge nel testo del provvedimento licenziato una decina di giorni fa - per il finanziamento del programma di investimenti regionali per l’anno 2008. Ma quali che siano questi investimenti non è dato sapere; non se ne fa menzione alcuna. Tutt’altro. Infatti, andando a spulciare rigo per rigo i termini normativi richiamati per le procedure di attivazione del finanziamento e la delega affidata a Nieri per portare a termine l’operazione, manca del tutto qualsiasi riferimento a un ipotetico crono-programma che comporti investimenti o qualsivoglia altri impieghi di denaro. Non viene riferito nulla neppure alla Legge finanziaria regionale, tantomeno al Documento di programmazione economica e finanziaria. Tutto tace. Inoltre la giunta non si dimostra neppure troppo decisa sul fatto di scegliere a chi indirizzare l’offerta. Un istituto di credito, una società finanziaria o la stessa Cdp vanno bene. E vanno bene pure se ognuna di queste tipologie di finanziatori accettassero separatamente di devolvere solo una parte della cifra e non l’intera somma. Nessuna difficoltà in questo senso anche se nel provvedimento completo viene acclusa la stessa nota tecnica che ragguaglia sugli aspetti economico-finanziari e dalla quale emergono le valutazioni circa i vantaggi e gli svantaggi relativi a tutti i percorsi finanziariamente percorribili. In pratica si affronterebbe pure il tema dell’indebitamento “cronico o piuttosto cronicizzato” al quale la giunta regionale sta cercando di approdare ma, con altrettanta nonchalance, si specifica che le condizioni di restituzione della cifra in questione saranno stabilite secondo un profilo di ammortamento a rimborso periodico con un tasso di interesse che può essere sia fisso che variabile. E la percentuale di rischio? Certo, non viene considerata visto che non rischia in prima persona né l’assessore, né il presidente, né la giunta intera, ma i cittadini. Esattamente come rischieranno di brutto i cittadini se l’esecutivo che si ritroverà tempestivamente a riformulare l’ennesimo piano di rientro, dopo l’ultima bocciatura dei tecnici della ragioneria dello Stato e del ministero dell’Economia, che dovrà contenere un’impostazione di misure strutturali tali da rimodulare la spesa ma anche tali da rendere più efficiente l’offerta assistenziale. A meno che il nuovo indebitamento - cui andremo incontro - non dovrà servire a rendere concreto il ripiano del deficit.

Se così fosse però saremmo davanti a un processo quantomai anomalo: da un lato si copre il disavanzo del 2007 e del 2008 con risorse fresche e forse senza infierire sulle aliquote regionali ma, dall’altro lato, si scoprono nuove rate da rifondere.

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