Maso, sì alla semilibertà: è già fuori dopo 16 anni

Potrà uscire di prigione di giorno il veronese che nel '91, a 19 anni, massacrò i genitori per impadronirsi dell'eredità. Doveva scontare trent'anni di reclusione. E' detenuto nel carcere di Opera. Un prete e la fidanzata per far aprire le porte della prigione

Maso, sì alla semilibertà: 
è già fuori dopo 16 anni

Milano - Pietro Maso è in semilibertà. I giudici del tribunale di sorveglianza di Milano hanno ammesso al regime di semilibertà il giovane di Crosara (Verona) condannato a trent'anni per aver ucciso nel ’91 entrambi i genitori per impradonirsi dell'eredità. Maso che all’epoca dell’omicidio, commesso con l’aiuto di tre amici, aveva 19 anni, fu condannato dai giudici di Verona a 30 anni di carcere il 29 febbraio del ’92, condanna confermata poi in Appello e in Cassazione. Maso è uscito dal carcere per un permesso premio, il secondo, a Pasqua dello scorso anno. Il primo risale all’ottobre 2006. Oggi è detenuto nel carcere di Opera.

Il legale: "Sorpresa e incredula" Si è detta "sorpresa" e resta "incredula" fino a che non leggerà l’ordinanza, l’avvocato Maria Pia Licata, difensore di Maso. "Ci speravo tanto - dice - e c’erano tutti i presupposti per ottenere la semilibertà, ma il procuratore generale aveva dato parere sfavorevole e non pensavo si arrivasse a questo traguardo. Da parte mia - continua - avevo puntato sulle peculiarità di quanto prevede la legge per questo tipo di beneficio. Maso è un 'ragazzo' che non ha mai sgarrato, ha saputo ricostruire il rapporto con le sorelle e dimostra un forte sentimento nei confronti della fidanzata. Ricordo che da tempo lavora come magazziniere e si è diplomato in ragioneria".

Il padre spirituale "Se sono felice? I giudici hanno deciso così...spero vada bene anche per Pietro". Commenta così don Guido Todeschini, il padre spirituale di Maso, la concessione della semilibertà al veronese. "L’ho seguito fin dall’inizio della sua vicenda - prosegue don Guido - e posso dire che in questi anni Pietro ha fatto un serio cammino di fede e di conversione. Ciò che gli auguro - sottolinea - è di continuare questo percorso di fede e di portarlo avanti". Don Todeschini gestisce alle porte di Verona la comunità Il Cenacolo, che Maso ha indicato in passato come domicilio quando usufruì di permessi premio dal carcere. Il sacerdote dice però di non sapere nulla della scelta di Maso questa volta. "Non so - conclude - quale sia la decisione dei giudici del tribunale di Milano".

La vicenda Maso è uscito dal carcere per un permesso premio prima nell'ottobre 2006, poi per il secondo, a Pasqua del 2007. Il duplice omicidio venne denunciato da Pietro, che aveva sostenuto di aver fatto la scoperta al ritorno a casa dalla discoteca, trovando i corpi dei genitori distesi in una pozza di sangue vicino a una scala interna della casa. I coniugi Maso, Antonio e Rosa, erano stati uccisi con bastonate alla testa, e in un primo tempo si era pensato al tragico esito di una rapina. Dopo tre giorni di interrogatori, Pietro e i suoi tre amici, Giorgio Carbonin, Paolo Cavazza, con il 17enne B.D., avevano ceduto e confessato.

Il piano Il delitto era stato architettato appunto perché Maso potesse ottenere l’eredità, così da mantenere quello stile di vita e di consumi che lo aveva fatto emergere tra gli amici del paese. Dalle indagini era emerso che Pietro aveva pensato anche a eliminare le sue due sorelle, per essere l’erede di tutte le sostanze paterne. Già in precedenza Maso e i suoi complici avevano provato a uccidere i genitori del ragazzo, prima con un ordigno rudimentale fatto con due bombole di gas e poi tentando di investire la signora Rosa.

Le altre condanne Per Maso la condanna più lunga, 30 anni, mentre 26 anni a Carbognin e Cavazza e 13 anni, al ragazzo

minorenne. Più volte nel corso degli anni di reclusione Maso aveva chiesto permessi per uscire dal carcere, che gli erano sempre stati negati, fino all’anno scorso quando dal 7 al 9 aprile uscì da Opera grazie a un permesso.

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