«Muor giovane chi agli dei è caro» scriveva Menandro. Intensità di un dolore troppo grande per essere compreso dalla ragione, quel male diventa sacralità. Qualcosa di intoccabile che resta all'origine di una sofferenza ingiustificata. Una questione di cuore, insomma. Come quel cortocircuito cardiologico che il 4 giugno del '94, a soli 41 anni, si portò via Massimo Troisi, del quale domani, 19 febbraio, ricorre il settantesimo anniversario della nascita, omaggiato dal docufilm Laggiù qualcuno mi ama di Mario Martone, proiettato ieri al Festival di Berlino tra gli eventi speciali, in arrivo al cinema il 23 febbraio. Un tributo e un atto d'amore perché la vita e l'opera del comico di San Giorgio a Cremano sono state tutta una questione di cuore.
Ogni suo film è stato pulsazioni aggiuntive. Amore in ogni forma. Troisi e Anna Pavignano, compagni di vita e d'arte. Un sentimento sconfinato nel raggio mistico con il leggendario siparietto dell'Annunciazione in cui Troisi, nei panni dell'umile sposa di un pescatore è scambiato dall'arcangelo Gabriele (Lello Arena) per la vergine Maria. Era il 1979 e piovvero accuse di blasfemia poi scongiurate dallo stesso trio della Smorfia. Il giullare e il potente. Un binomio che lo travolse anche due anni dopo. Invitato a Sanremo nel 1981, avrebbe dovuto parlare di religione e dell'allora Presidente Sandro Pertini. I vertici Rai, scottati dal «Woitilaccio» targato Benigni solo l'anno prima, chiesero al comico di cambiare argomenti. Lui si fece da parte concedendo un mini recital ai soli giornalisti che lo raggiunsero in albergo. Un mese dopo esordì sul grande schermo. Ricomincio da tre era un film che a suo modo parlava di amore, cuore, gelosie. Già, l'amore. Troisi come un Antoine Doinel napoletano - questa la tesi di fondo di Martone - sulla scacchiera del ragazzo di strada che fu Truffaut come poi lo sarebbe stato lui, in preda a una città che stringe e stritola tra le tenaglie degli stereotipi e delle etichette. E ancora sentimento in Scusate il ritardo che coincide con la fine della relazione con Anna Pavignano. O Le vie del Signore sono finite sul quale incombe il dramma di perdere l'amato bene. Il postino è l'ultima puntata. Il cuore aveva portato un giovane ragazzo dell'hinterland napoletano a New York per curarsi. I medici lo salvarono ma quindici anni dopo si rese necessario un trapianto. Troisi non volle rinunciare al film che lo avrebbe candidato all'Oscar e gli fece vincere la Coppa Volpi a Venezia. Attendeva un organo compatibile e intanto girava il film con un'ambulanza sempre appostata ai piedi del set. La morte aspettò. E rispettò le esigenze del giullare che aveva smesso i panni del comico per vestire quelli di un altro innamorato. I versi di Neruda.
Troisi riuscì a terminare le riprese e perfino a registrare le voci over che avrebbero dovuto entrare nel film in fase di montaggio e post produzione. Poi quel cuore che aveva scandito ogni battito dell'amore decise che non c'era più tempo.
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