da Milano
Ora che si ritrova in causa con il ministro della Giustizia, quel milione di euro chiesto da Mastella per i «gravi danni» procurati allimmagine sua e della famiglia, fa dormire peggio. La prossima udienza è tra pochi giorni, il 16 giugno, al Tribunale di Benevento. Da una parte il Guardasigilli, dallaltra il biografo non autorizzato del neoministro, autore di «Clemente Mastella visto da vicino», pubblicato a proprie spese dalle Arti grafiche Meridionali di Ceppaloni, un anno fa. Il senatore ha chiesto, oltre al risarcimento, il sequestro e il ritiro dal commercio di tutte le copie del libro. Finora, dopo tre pronunciamenti del giudice, inutilmente. Ma adesso, si chiede Leopoldo Parente, ceppalonese di 32 anni, ex giovane della Dc beneventana (lì il primo incontro con Clemente), «mo è diventato ministro. E mi preoccupo un po. In un tribunale piccolo come quello di Benevento, ci può essere un timore reverenziale verso un potente come è lui».
Ma chi glielo ha fatto fare a questo avvocato praticante di Ceppaloni, di mettersi contro Mastella in persona? Lispirazione arriva in un assolato pomeriggio romano, dalle parti di Montecitorio. «Sono entrato nella biblioteca della Camera e per curiosità ho cominciato a spulciare informazioni su quel mio concittadino illustre. Nel libro non ho fatto altro che riportare dei fatti, episodi documentati». A Ceppaloni ha venduto 100 copie, un altro migliaio tra Napoli, Caserta e Benevento. «Tante copie, se si considera che è un paesino. Tutti, in privato, mi dicono che il libro è bello, anche i sostenitori di Mastella. Però poi pubblicamente non hanno il coraggio». Il risultato infatti non è piaciuto affatto al diretto interessato. Anzi a leggere il ricorso dellavvocato di famiglia, leffetto del libro sulla vita dei Mastella è quasi drammatico. «Il trauma subìto dagli stessi, finora mai minimamente lambiti da contingenze analoghe, è rovinoso». Una famiglia potente, messa però in crisi dalle mille copie di un libello distribuito dallautore stesso e venduto nelle edicole. «È evidente - scrive lavvocato Criscuolo - che la gravità del fatto ingiusto abbia determinato una particolare difficoltà a mantenere i rapporti sociali a livello per loro normale». Le frasi responsabili delloffesa sono quasi tutte nella conclusione del libro, dove Parente esprime giudizi sullars politica di Mastella. Meno nelle altre pagine, dove si raccontano più i fatti della vita di Clemente.
Da cui anzi emerge la figura di un uomo scaltrissimo. Come quando, redattore neoassunto nella sede Rai di Napoli («entrato in quota Dc») e candidato alla Camera a Benevento, risolve con un lampo il problema di farsi conoscere dagli elettori ma risparmiare sulle telefonate: «Aspettavo che gli altri impiegati salissero in mensa - è il racconto di Mastella nel libro di Parente - per far chiamare dal centralinista tutti i piccoli Comuni del collegio elettorale: mi facevo introdurre come direttore e segnalavo questo nostro bravo giovane da votare». Il miracolo riesce e Mastella diventa, a 29 anni, uno dei parlamentari più giovani della storia repubblicana. Da quel momento casa sua è sempre più affollata di amici, vecchi e nuovi.
Oggi, dice Parente, nulla è cambiato, se non il numero dei questuanti, molto superiore. «Ogni domenica cè una processione alla Villa», racconta Parente. La Villa, a Ceppaloni, è solo una, quella dei Mastella. «Lhanno ampliata da poco, sono seicento metri quadrati. Cè una piscina, luliveto, la cappella privata, un garage enorme. Dalle 9 di ogni domenica si raduna una folla di persone che chiede udienza allonorevole, un consiglio, un aiuto. Clemente cè tutte le domeniche a Ceppaloni. Se lui dorme, riceve la moglie. Ricevono tutti. Prendono i dati di chi chiede una mano. E promettono». Lavoro? «Sì e infatti nei bar di Ceppaloni è pieno di giovani che perdono le giornate. Se gli chiedi perché non cercano lavoro sai che ti rispondono? Che lo aspettano dallonorevole». Mastella è anche sindaco di Ceppaloni, comune di tremila anime magicamente fermo a trentanni fa, «per colpa di una cultura politica sbagliata - dice Parente - . Qui nessuno apre un negozio, rischia con unimpresa. Tutti aspettano il posto».
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