Matrimonio musulmano valido per lo Stato se lo celebra un imam "approvato"

Un corso di formazione e un albo per gli imam, che potrebbero così diventare ministri di culto con il potere di celebrare matrimoni riconosciuti dallo Stato. Questo il parere del Comitato per l'islam italiano, l'organo consultivo del Viminale.

Imam certificati che, come i sacerdoti cattolici, possano celebrare matrimoni musulmani ma riconosciuti anche come matrimoni civili e dunque validi per lo Stato italiano. Questo il parere del Comitato per l'islam italiano, l'organo consultivo del Viminale, che lo ha esposto sia al ministro dell'Interno, Roberto Maroni, sia al sottosegretario Alfredo Mantovano. La via maestra per l'integrazione, avverte il Comitato, è quella di garantire che sul territorio italiano operino imam come ministri di culto "approvati", sempre nel rispetto della libertà religiosa tutelata dalla Costituzione. La legislazione italiana in materia di "culti ammessi" risale al 1929 anche se una successiva pronuncia della Consulta ha chiarito nel '58 quali sono le prerogative dei ministri di culto, come ad esempio quella di poter fare collette o quella di poter affiggere all'interno ed alle porte esterne degli edifici destinati al proprio culto gli atti riguardanti il governo spirituale dei fedeli, senza bisogno di licenza e senza pagare tasse. Poi naturalmente la possibilità di celebrare matrimoni con gli stessi effetti dei matrimoni celebrati davanti all'ufficiale dello stato civile.
Quello del riconoscimento civile dei matrimoni musulmani per il Comitato non è soltanto un indispensabile passo verso la piena integrazione delle comunità musulmane ma rappresenterebbe pure un modo per tutelare meglio i diritti civili delle donne. I matrimoni celebrati dal ministro di culto approvato «sarebbero in tutto e per tutto regolati dal diritto civile italiano, quali matrimoni civili nell'ambito di un rito religioso». Dunque, assicurano dal Viminale, «l'approvazione dei ministri di culto islamici non comporterebbe un riconoscimento dell'efficacia civile degli istituti tipici del diritto musulmano in materia matrimoniale» ovvero per esempio il ripudio. Ma al contrario garantirebbe di più la donna che in caso di separazione «avrebbe le garanzie previste dal diritto civile italiano».


Prima di ottenere l'approvazione gli imam dovrebbero comunque seguire un corso di formazione sui principi fondamentali dell'ordinamento giuridico italiano, in primis delle norme sulla libertà religiosa e la sottoscrizione da parte di ciascun imam della Carta dei Valori. Al termini del corso l'approvazione verrebbe sancita dall'iscrizione in un albo dei ministri di culto accessibile al pubblico.

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