Realtà e renzismo. Un binomio che molto di rado va di pari passo. A gennaio, quasi un anno fa, ancor prima che diventasse premier Matteo Renzi aveva annunciato con piglio sicuro: “Approveremo l'Italicum in via definitiva e la riforma del Senato in prima lettura entro il 25 maggio”. Sappiamo com'è andata. Anzi la tanto agognata riforma elettorale ora ha cambiato completamente pelle e non sarà rispettata nemmeno la scadenza di dicembre. È vero che il governo ha posticipato le riforme per riuscire ad approvare il jobs act entro fine anno, unica scadenza che verrà rispettata, ammesso che il governo presenti i decreti delegati in tempi ragionevoli.
Ma gli italiani non hanno la memoria corta e si ricordano le parole pronunciate dal premier nei giorni in cui accettava l'incarico affidatogli da Napolitano: “La piattaforma che discuterò prevede che entro febbraio si faccia un lavoro urgente sulle riforme costituzionali ed elettorali, e nei mesi successivi ci saranno: a marzo il lavoro, ad aprile la riforma della Pubblica amministrazione, a maggio il fisco”. Il tutto riassumibile nel famoso motto: "una riforma al mese” che poi a settembre ha lasciato il posto ai famosi “mille giorni” il cui racconto doveva essere affidato al sito “passo dopo passo” che però risulta essere molto poco aggiornato. Le uniche notizie aggiornate sono le prime due riguardanti l'approvazione del jobs act e i dati Istat sull'occupazione e poi si torna indietro fino al 20 novembre, giorno in cui si celebrava la prima parte del Piano del governo contro il dissesto idrogeologico.
Poi i fondi di coesione europea del 13 novembre, il fondo strutturale per le non autosufficienze del 7 novembre e il bonus bebè del 31 ottobre. Emblematico è anche il fatto nella sezione news la seconda notizia, dopo quella dei dati Istat, sia l'intervento di Matteo Renzi a Londra del 20 ottobre. A questo bisogna aggiungere che la società di comunicazione che ha ideato il sito, la Proforma (la stessa che si è occupata della campagna elettorale di Debora Serracchiani per le Regionali in Friuli) ha intascato ben 48 mila euro. Alla faccia della spending rewiew che, invece, pare essere totalmente sparita dall'agenda del governo in quanto la relazione dell'ex commissario Carlo Cottarelli non è ancora stata resa pubblica. A proposito di spending, che fine hanno fatto le auto blu messe all'asta su Ebay? Un flop, almeno stando agli ultimi dati forniti dal Formez che parla di una riduzione del totale delle auto blu da 6.340 a 6136.
E che dire della promessa di pagare tutti i debiti che la PA ha contratto con le imprese negli ultimi anni? “Entro il 21 settembre, giorno di San Matteo, saranno pagati tutti o altrimenti vado in pellegrinaggio a piedi da Firenze fino a Monte Senario”, disse il premier da Bruno Vespa. Risultato? Secondo il MEF su circa 56,8 miliardi ne sono stati dai 31,3 ma secondo Renzi l'impegno era stato mantenuto: “chi andrà sul sito del governo troverà la pratica per ricevere i denari”. Soldi che sembrano esserci ma poi spariscono come i 3,5 miliardi di euro che dovevano essere destinati alla manutenzione delle scuole e che poi via via si sono ridotti ad appena uno. Numeri poco chiari proprio come quelli degli stipendi dei manager di Palazzo Chigi su cui il premier aveva garantito trasparenza. Dal sito del governo, infatti, non si può per esempio risalire al tetto massimo a disposizione dei ministeri senza portafoglio per pagare i collaboratori e molti stipendi non sono ancora stati registrati o sono incompleti come nel caso di Marco Rivello, segretario particolare del ministro per le riforme Maria Elena Boschi.
E infine i 18 miliardi di tagli di tasse. Per dirla alla Cirino Pomicino: “Se ogni anno consideriamo i 10 miliardi trovati per coprire il bonus di 80 euro come tagli nel giro di 5 il governo può dire di aver tagliato le tasse di 50 miliardi...”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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