Maxi-truffa: clonate 45 milioni di carte di credito

I pirati informatici sfruttavano il collegamento «wireless» tra esercente e sede centrale. I numeri venduti nell’Est Europeo

da Washington

Il più grosso crimine mai commesso con le carte di credito: circa 45 milioni di numeri «prelevati» all’insaputa dei proprietari dai computer di 9 gruppi statunitensi della grande distribuzione. Undici persone sono state incriminate ieri a Boston e San Diego per furto di numeri di carte di credito, frode informatica ed elettronica, violazione dell’accesso a sistemi informatici, furto d’identità e associazione a delinquere, a seguito di un’indagine che durava da anni. Il capo della banda è Albert Segvec Gonzales, 27 anni, residente a Miami, informatore dei servizi segreti che in orario di lavoro, con il suo computer andava a caccia di sistemi wireless «non protetti». Ora rischia l’ergastolo. Tra i suoi complici, cittadini cinesi, estoni, bielorussi e ucraini.
Il numero della carta di credito veniva catturato nel momento in cui veniva usato per il pagamento, con i dati trasmessi dal computer della cassa al sistema centrale dell’azienda. I numeri venivano rivenduti ad altri criminali negli Usa e nell’Europa dell’Est (solo nel 2007 25 milioni di numeri sarebbero finiti in Ucraina e 16 in Lettonia) e servivano a clonare nuove carte di credito con le quali prelevare denaro dagli sportelli automatici o fare acquisti. Albert Gonzales si sarebbe messo in tasca 1,7 milioni di dollari. Secondo Martin Carmichael, capo del servizio di sicurezza della McAfee la cyber criminalità procura globalmente ogni anno danni per 100 miliardi di dollari.

Phillip Dunkelberg, amministratore delegato della Menlo Park Pgp, un’azienda che si occupa di dati cifrati, ha spiegato: «Il fatto che venissero prese di mira aziende e non banche - ha spiegato - significa che i malviventi sono coscienti degli anelli deboli della catena».

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