Pierluigi Bonora
nostro inviato a Melfi
Un accordo «ponte» che limiti fino al primo gennaio e non con termine massimo il prossimo aprile, come chiede la Fiat, il ricorso ai 18 turni nello stabilimento Sata di Melfi, centro produttivo mondiale della Grande Punto. È la proposta su cui i sindacati, ottenuto il benestare dei lavoratori, intendono «chiudere» con l'azienda ed evitare così nuovi blocchi delle linee di montaggio. I metalmeccanici attendono ora una risposta dalla direzione della fabbrica allo scopo di riaprire la trattativa. Il nodo da sciogliere riguarda l'effettuazione del diciottesimo turno, cioè quello domenicale con inizio alle 22, che gli addetti alla linea della Grande Punto non intendono effettuare. Tra la posizione dell'azienda, che ha chiesto ai dipendenti sette mesi di «sacrifici» per poi rientrare nella normalità (17 turni) e quella dei sindacati, arroccati sul no al lavoro domenicale, entro il fine settimana potrebbe uscire la soluzione. Il confronto sull'organizzazione del lavoro per produrre la Grande Punto si era interrotto sabato, lo stesso giorno dell'apertura al pubblico della concessionarie per la presentazione della vettura. A Melfi, intanto, l'attività è frenetica e l'attenzione che il lavoro si svolga senza sbavature è massima. Dopo il blitz dell'amministratore delegato Sergio Marchionne, arrivato a sorpresa nei giorni scorsi per verificare di persona l'operatività all'interno dello stabilimento, ieri è stata la volta di Stefan Ketter, responsabile della qualità e della produzione di Fiat Auto, controllare il lavoro lungo l'intera catena di assemblaggio. Anche gli operai, comunque, al di là delle rivendicazioni in atto, sono consapevoli che il futuro dello stabilimento e del loro posto di lavoro è legato al successo della vettura. Ecco perché non mancano gli spiragli per un esito positivo della trattativa che potrebbe riaprirsi oggi stesso. A Torino, intanto, in attesa che la Consob si esprima sull'operazione finanziaria triangolare Ifil-Exor-Merril Lynch che ha consentito agli Agnelli di mantenere il controllo della Fiat, gli azionisti incassano i commenti favorevoli di due nuovi soci: Unicredit e Banca Intesa. «È un'ottima operazione, sono molto contento che l'abbiano fatta», ha detto Alessandro Profumo, ad di Unicredit. «Auspicavamo che l'azionista di riferimento aumentasse la propria quota, e così ha agito» ha aggiunto Corrado Passera, ad di Intesa.
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