«Men of War: Assault Squad», la tattica è la specialità della casa

Neofiti, alla larga. E non si tratta di nonnismo digitale, solo di un avviso di buon senso. Perché esordire nel mondo degli Rts (dall'inglese real time strategy, ovvero videogioco strategico in tempo reale) cimentandosi con la seconda espansione di «Men of War» è roba da perderci il senno. «Men of War: Assault Squad» non è proprio un gioco per tutti; fermo restando che i professionisti della strategia troveranno in quest'ultimo capitolo della saga della Digitalmindsoft la summa degli Rts.
Riuscire a fare un prodotto capace di differenziarsi dal mare magnum degli strategici sulla seconda Guerra mondiale è un'impresa. Un'impresa che i programmatori tedeschi hanno vinto seguendo principalmente un'unica via: fedeltà senza compromessi alla verosimiglianza storica e tatticismo portato all'estremo. E i difetti da più parti ascritti al gioco, semplicemente, non sono difetti; la scarsa accessibilità, il difficile controllo delle truppe sul campo e il realismo a volte frustrante non sono pecche da limare, ma semplice conseguenza della linea che si è scelto di seguire.
Profondità tattica e alla cura per il dettaglio: questo, in due parole, è «Men of War: Assault Squad».
Sul campo di battaglia - che si può affrontare da quattro punti di vista: Forze alleate, Reich, Unione sovietica e Giappone - si può decidere di coinvolgere decine e decine di squadre, delle quali è possibile gestire ogni elemento. Letteralmente. È possibile infatti intervenire su ogni singolo soldato dei battaglioni, stabilendone la posizione (accovacciato, in piedi, al riparo, in campo aperto) le modalità di spostamento, il tipo di armi in dotazione e persino con quali munizioni caricarle. Ciascun militare poi (ricordate quando abbiamo parlato di «realismo»? Secondo voi una battaglia «media» dello sbarco in Normandia quanti soldati coinvolgeva?), ha un nome, grado e capacità propri, oltre a un suo inventario personale che può incrementarsi col tempo, visto che può raccogliere armi e attrezzature dai nemici o compagni caduti. Tutto qui? No, visto che le battaglie si svolgono su un territorio composto di centinaia di parametri propri. Ogni singolo soldato (ancora una volta: durante una battaglia il giocatore si troverà a gestirne centinaia) può quindi compiere l'intero ventaglio di azioni tattiche a disposizione di un soldato che si muove di un teatro di guerra: dall'impadronirsi di mitragliatrici lasciate incustodite al salire su veicoli lasciati incustoditi.
Già. I veicoli. Potevano carriarmati, blindati, camion e motociclette sottrarsi a questo livello di dettaglio? No, ovvio. E così a ogni singolo modello equivalgono prestazioni, capacità offensive e blindature peculiari, nonché danni localizzati differenti e diversa risposta agli ostacoli del terreno.

A ciò, infine, aggiungetevi pure un realismo fuori dal comune che comporta l'assoluta fedeltà alle leggi della fisica di palazzi e infrastrutture.
Insomma siete avvisati, sapete a cosa andate incontro. Ma chi di voi vorrà dedicarci tempo e impegno avrà da «Men of War: Assault Squad» enormi, uniche soddisfazioni.

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