(...) forte di mille asterischi di fianco al nome o di mille qualifiche.
Perchè è proprio questo che manca al turismo ligure: lamore. Amore per la propria terra, amore per il proprio mestiere (ovviamente, anche fra gli operatori, ci sono molte benemerite eccezioni e non vogliamo generalizzare), amore per i turisti, amore per lonestà intellettuale. Che senso ha dare la colpa della crisi alle istituzioni, al destino cinico e baro o alla congiuntura economica internazionale? Per carità, tutto abbastanza vero, ma non si può prescindere dalle proprie colpe.
In questi giorni abbiamo addirittura letto che la mancanza di vocazione turistica di molti operatori liguri è «presunta», una specie di comodo paravento per commentatori senza idee. Per farla definire non «presunta», ma «reale» cosa dovrebbero fare gli operatori in questione? Sparare agli avventori che si presentano al ristorante dopo le 21,30 o che vogliono una camera dalbergo non necessariamente da sabato a sabato? A essere presunta è solo la serietà di chi non apre gli occhi di fronte alla realtà. Provassero a parlare con un turista che viene in Liguria e sapranno cosa pensano del trattamento ricevuto.
Lesempio che ho fatto ieri sulla differenza con Reggio Emilia e sulla scortesia della Genova Parcheggi nel confrontarsi con turisti che non torneranno mai più nella nostra città dopo essere stati trattati con sufficienza e arroganza, è illuminante.
Senza amore si muore. Che qualcuno avvisasse anche i liguri e i genovesi.
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