Metro C, i problemi ci sono ma Veltroni parla di sogni futuri

Adesso la conferma arriva anche da Roma Metropolitane. Ma non, com’era lecito attendersi - considerata la rilevanza della notizia - attraverso un comunicato ufficiale da parte di qualcuno dei soggetti interessati (la stessa Roma Metropolitane, il Contraente generale, il Campidoglio, la Sovrintendenza archeologica). Per annunciare che la fermata «Venezia» della futura Metro C non si farà più nell’area prevista (tra il Vittoriano e palazzo Venezia) a causa del ritrovamento di un importante reperto archeologico, il metodo scelto è stato ancora quello semiclandestino del rapporto sullo stato dei lavori pubblicato su Internet.
Un bollettino retrodatato 30 marzo (in teorico anticipo quindi rispetto alla rivelazione de il Giornale) e apparso ieri sul sito di Roma Metropolitane, in cui si legge: «Terminate le attività di indagine, sono in procinto di essere ripristinati i siti di piazza Venezia e via Cesare Battisti. Si prevede quindi di realizzare nuove ricerche allargando in direzione di via dei Fori Imperiali l’attuale cantiere del sito adiacente al Vittoriano, e interessando un sito ulteriore nell’area dell’attuale parcheggio dei consiglieri comunali accanto al Vittoriano stesso». Nella zona cioè, dell’antico carcere Mamertino, ai piedi del Campidoglio, proprio come anticipato domenica sempre da queste colonne. Un modo velato per sancire che una delle stazioni più simboliche e strategiche della terza linea dovrà traslocare e che anche il previsto nodo di scambio con la Metro D è a forte rischio, con le inevitabili ripercussioni su entrambi i progetti. Tutto questo, proprio nel giorno dell’inaugurazione del primo cantiere della C di piazza Roberto Malatesta e del rilancio della «cura del ferro» da parte del sindaco, intervenuto alla consegna del cantiere per i lavori della stazione di piazzale Flaminio della Roma-Viterbo: «Da qui a 7-8 anni - ha spiegato Veltroni - avremo una rete metropolitana degna di una grande città. Roma è unica per storia e scoperte archeologiche. Non è un caso che siamo costretti a scendere, per i lavori delle metropolitane, anche sino a 30 metri di profondità. Per non distruggere nulla. Per far convivere il passato di Roma con la modernità». Una convivenza in molti casi impossibile, come dimostra il caso della fermata «Venezia». Veltroni è poi tornato a esaltare il prolungamento della metro C fino a Grottarossa, gli interventi sulla Roma-Lido e la linea D, «interventi che porteranno dei disagi alla città. Ma è meglio averli per cose che si stanno facendo piuttosto che per ciò che non si fa». Ancora fumo negli occhi, pensando a come il tratto centrale della C rappresenti al momento solo un esempio di «disagi per ciò che non si farà». «Sapremo rispettare i tempi? - si chiede il presidente di Roma Metropolitane, Chicco Testa, in un commento apparso ieri su un quotidiano - Dipende un po’ da tutti, (...

) dalla competenza delle imprese costruttrici, dall’intelligenza delle Sovrintendenze nel saperci indicare le strade meno rischiose per il Patrimonio storico della città». Parole amare e tristemente profetiche, almeno a giudicare dagli ultimi sviluppi.

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