«Metro: troppi tagli, sicurezza a rischio»

Questa volta a dire quanto sia rischioso viaggiare in metro a Roma e quanto massacranti siano i turni ai quali è sottoposto chi è alla guida dei vagoni, sono gli stessi macchinisti che, ogni giorno, lavorano anche dieci ore consecutive in galleria, due servizi consecutivi con una pausa di venti minuti tra uno e l’altro. Alla faccia della sicurezza. Per garantire l’incolumità dei viaggiatori si fa e si spende sempre meno, diminuiscono gli stipendi delle maestranze, la manutenzione è dimezzata e spesso affidata a ditte esterne, così come le pulizie di treni e gallerie. Aumentano soltanto le tariffe per i viaggiatori. Sono i macchinisti metro A indipendenti ad elencare i «mali» della nostra metropolitana, in un accurato dossier reso pubblico ieri in cui denunciano «il trattamento disumano a cui sono sottoposti giornalmente culminato nel gravissimo incidente del 17 ottobre 2006».
Quel giorno morì una giovane che andava al lavoro come ogni mattina: il vagone su cui viaggiava tamponò quello che lo precedeva alla fermata di piazza Vittorio. Tre settimane fa la morte di un’altra ragazza, trafitta dalla punta di un ombrello impugnato come una spada da una prostituta romena con la quale poco prima aveva avuto una discussione. I macchinisti lo dicono chiaro e tondo: viaggiare sotto terra è diventato un terno al lotto. Ma ai vertici di Met.Ro questo sembra non interessare. Loro, denuncia il sindacato autonomo, badano soltanto ai bilanci. Che, infatti, a forza di tagliare qua e là, sono floridi. «Ma la verità - sostengono i macchinisti - è che sono aumentati solo gli introiti dei suoi azionisti e dei suoi dirigenti». Il resto va a rotoli. Basti pensare che il Comune paga a Met.Ro il numero di corse effettuate durante il giorno, a prescindere da come sia stato effettuato il servizio. E allora ecco aumentare il numero dei treni in circolazione e diminuire i tempi di percorrenza tra i due capolinea. I costi di gestione sono ridotti all’osso e per farlo si ricorre sempre più a ditte esterne, come per le pulizie, che infatti sono quanto mai «approssimative». Lo stesso accade per la manutenzione di treni, gallerie, binari e segnali. E qui in ballo c’è la sicurezza dei passeggeri. «Quanti incidenti abbiamo - denuncia il sindacato - causati da pezzi di ricambio non originali, modificati, mautenzioni sommarie e a basso prezzo?». Affidata ad esterni anche l’illuminazione delle gallerie e il risultato è che le nuovi luci «non hanno un verso protetto e abbagliano il macchinista del treno». I macchinisti rendono noti anche i risultati di un esame ambientale effettuato sulle linee metro dall’università Tor Vergata nel 2001: soprattutto sulle linee A e B le percentuali di polveri, soprattutto di ferro, sono preoccupanti. I possibili interventi ci sono, vengono segnalati, ma nessuno viene realizzato. Lo stesso per le esalazioni di gas Radon: per limitare i danni bisognerebbe migliorare la ventilazione delle gallerie. Nulla accade.

Ce n’è per tutti, anche per i sindacati confederali che «invece di controllare erano intenti a spartirsi i posti di potere». «Ecco perché - concludono i macchinisti - ci siamo riuniti e abbiamo creato un sindacato nostro».

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