Mez, Lumumba finì in carcere ma è innocente: "Amanda è un'attrice, mi ha rovinato la vita"

Accusato ingiustamente di aver ucciso Mez, in una intervista al Daily Mail Patrick accusa: "In aula lacrime di coccodrillo, la Knox mi ha rovinato la vita". E racconta: "Nessuno mi ha ancora chiesto scusa. Ho chiuso il bar, non ci veniva più nessuno"

Mez, Lumumba finì in carcere ma è innocente:  
"Amanda è un'attrice, mi ha rovinato la vita"

Lumumba Patrick. Statura: 1,68. Capelli: ricci. Occhi: scuri. Segni particolari: ingiustamente accusato di omicidio.
A indicarlo come il killer di Meredith Kercher fu proprio la neoinnocente Amanda Knox che fece il nome del livoriano, ben sapendo che Lumumba - alias l’«africano» - col delitto di Mez non c’entrava nulla. Perché allora Amanda si comportò in quel modo? Fu imbeccata da qualcuno? Lo fece per allontanare da sé possibili sospetti? O c’è dell’altro? Il mistero resta, e sarà interessante conoscere - in sede di motivazione - la tesi dei giudici. Infatti l’unica condanna sul groppone con cui la Knox se n’è tornata a Seattle sono stati i 3 anni inflitti dalla corte d’assise di appello di Perugia per calunnia nei confronti dell’ex barista di colore.
Dire che oggi il signor Lumumba ha il dente avvelenato è dire poco. Il suo sfogo al Daily Mail è umanamente comprensibile: «Quelle di Amanda, al verdetto di assoluzione, sono lacrime di coccodrillo, facevano parte di una strategia difensiva». Patrick, nel novembre 2007, si fece due settimane in carcere. A puntare l’indice contro di lui fu Amanda. Patrick venne arrestato a Perugia. Le manette, lo sguardo spiritato, la pelle nera come una lavagna su cui scrivere una sola parola: colpevole. Titoli in prima pagina: «Preso l’assassino della studentessa inglese». Bastò poco per capire che il «nero» era stato messo in mezzo, quindi libero con tante scuse. Ma le cicatrici restano. Lumumba ne ha tante e non le nasconde: «Sono furioso. Quando ho ascoltato la sentenza sono rimasto scioccato per la povera Meredith. Amanda è un’attrice fantastica, e lo sarà sempre. Ho trascorso due settimane in carcere per qualcosa che non avevo fatto, solo perché Amanda disse che ero l’assassino. Non dimenticherò mai il momento in cui la polizia mi portò via. Meredith è stata la prima vittima e io la seconda. A causa delle dichiarazioni di Amanda ho perso il lavoro e ora non ho più niente. Mi resta solo la famiglia».
Lumumba sottolinea come Amanda non gli abbia mai chiesto scusa: «Quello che ho trovato sconvolgente è vedere il cappellano del carcere sostenere Amanda, dichiararne l’innocenza, ma mai incoraggiarla a chiedermi scusa. E la Chiesa insegna il perdono. Il cappellano ha detto che è “Amanda l’Angelo“, ma lei non mi ha mai chiesto scusa per quanto mi ha fatto. Le sue bugie non hanno colpito solo me, ma anche la mia famiglia, e dopo il mio arresto anche la mia attività lavorativa, perché, sebbene ne fossi uscito pulito, i clienti non venivano più a causa della cattiva pubblicità».


A Perugia Lumumba gestiva il pub «Le Chic», frequentato da studenti: «Ho dovuto chiudere il locale, licenziare il personale e ora non ho un lavoro, a parte qualche serata nei locali come deejay».
Patrick ora vive in Polonia, nella casa della moglie. Ogni giorno pensa a quanto gli è capitato. E ogni giorno scrolla la testa. Senza capire.

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