«Non difendo a spada tratta nessuno, nemmeno mia figlia, perché è morto un bambino di 12 anni. Dico solo che Marilena non ha ancora smesso di piangere, da sabato sera».
Da Treviglio, in provincia di Bergamo, rompe il silenzio la madre di Marilena B., la 29enne indagata per omicidio colposo per la morte di Giacomo Scalmani, il dodicenne travolto da un tram della linea 14 sabato sera in via Solari mentre cercava di schivare la portiera di una Toyota Yaris che si è aperta all’improvviso. È stata infatti proprio la giovane bergamasca - dipendente di un importante negozio nel quadrilatero della moda milanese - ad aprire quella portiera. E secondo la ricostruzione della polizia municipale, insieme all’autista del mezzo pubblico (denunciato per un atto dovuto, come accade a tutti coloro che, colpevoli o meno, sono autori di un investimento, ndr) la ragazza sarebbe l’unica colpevole di quell’evento: con la sua azione ha violato l’articolo 157 del codice della strada che, in breve, impone di osservare ogni tipo di accortezza quando si apre la portiera di un mezzo per scendere in strada. Per questo ora Marilena B. rischia una pena fino a 5 anni. Anche la posizione della Toyota, ferma sul lato destro della carreggiata, per i vigili sarebbe regolare. Mentre la posizione di tutte le auto parcheggiate, regolarmente o non, in zona, sempre sulla base della ricostruzione dell’incidente fatta della polizia municipale, non verrà presa in considerazione dall’inchiesta. «C’è stato un precedente in cui è emerso che l’eventuale valutazione della posizione delle altre vetture parcheggiate sarebbe impropria e inutile» concludono gli investigatori.
«Sono giorni disperati - ha detto la madre dell’indagata -. Anche oggi (ieri per chi legge, ndr) mia figlia è stata fuori tutto il giorno, per essere sentita dalla polizia locale e per andare dal suo avvocato. Penso che i vigili abbiano visto o debbano vedere i filmati delle telecamere che seguono la linea del tram, per capire meglio cosa è successo. Almeno questo hanno detto a Marilena. Da due giorni mia figlia non si dà pace, io so solo questo: continua a piangere. E sono io a chiedere a voi giornalisti di andarci cauti, per quanto possibile. Mia figlia è addolorata, noi siamo addolorati per quanto successo al ragazzino di 12 anni. Siamo stati anche da un sacerdote, per cercare, non so...Un pò di conforto».
Intanto un milanese su Facebook sta promuovendo una manifestazione in bici sabato prossimo alle 15.30 con partenza da palazzo Marino. «Occorre mobilitarsi - scrive l’uomo sul social network - per fare sì che una tragedia come quella capitata alla famiglia Scalmani non si ripeta».
Un corteo silenzioso, che ha già raccolto oltre 100 adesioni e sta crescendo con la diffusione nel quartiere e non solo di un volantino per annunciare l’iniziativa, che dovrebbe passare attraverso strade come via Torino, corso San Gottardo, via Ripamonti «che sono altrettanto pericolosi» per finire poi in via Solari.
«Perché ciò che è successo al piccolo Giacomo - si legge ancora nella pagina che su Facebook promuove l’iniziativa - non è un incidente, ma una tragedia annunciata, dovuta alla cattiva educazione stradale e a una politica troppo permissiva nei confronti delle auto. Per questo è importante farsi sentire».
«A differenza di altre biciclettate spesso colorate e vivaci - conclude il messaggio -, propongo che sia un corteo mesto, anche con striscioni, che faccia sentire il peso di ciò che è accaduto e che non deve assolutamente mai più accadere».
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