Lucia SerlengaPino Lerario, dopo aver fatto suoi i segreti della sartorialità appartenuti al nonno - tagliatore era il suo soprannome perché tagliava le tomaie delle scarpe - e al padre, innesta nella tradizione l'audacia personale e va alla ricerca di quei microscopici scostamenti numerici che anche nello stile fanno la differenza. Cartesio diceva che i numeri perfetti sono molto rari ma Lerario trova nei suoi millimetrici accorgimenti, il potere di incidere sulla modernità. Così da vero fuoriclasse, è riuscito a imporre nuovi linguaggi estetici attraverso collezioni che declinano circa 100 modelli a stagione fra uomo e donna e 450 varianti di tessuti e colori. Un immenso universo da cui scaturiscono 340 capispalla prodotti ogni giorno a Martina Franca in Puglia, destinati a 450 clienti italiani e a 350 stranieri con un fatturato globale di 18,5 milioni di euro e un incremento del 15% rispetto all'anno scorso. Ecco come pensa e agisce il direttore creativo del brand Tagliatore. Cosa significa lavorare con passione? «Attaccarsi a quei tre millimetri che possono scrivere una nuova geografia nello stile, si tratti del collo di una giacca o di un paltò, dei revers, dell'altezza di una martingala e persino della nostra vita. Per chi lavora con passione autentica, i millimetri sono importanti e del resto sono proprio i piccoli numeri ad avere un grandissimo significato. Giusto per fare un esempio: siamo partiti da un laboratorio con quindici persone e ora siamo un'azienda con 185 dipendenti». Dove nasce la poesia della collezione inverno 2016? «Dall'intelligenza e dalla bellezza della natura che in autunno miscela tutte le sfumature più suggestive, comprese quelle dei verdi e dei bordeaux, per dipingere tappeti di foglie dall'immenso fascino. E anche se non ci siamo allontanati dalla nostra terra e dai muretti a secco, abbiamo preso ispirazione dalla magia di un bosco dove si stagliano le nuove giacche in colori caldi e confortevoli». Elogio della natura quindi? «Certamente, anche nei tessuti tutto è armonizzato dalla scelta di filati naturali come la lana, il mohair, la seta e l'alpaca ma visti sotto la lente d'ingrandimento delle tecnologie e delle lavorazioni che non ne modificano, attraverso violenti procedimenti chimici, la struttura». Segni di riconoscimento? «Non solo le giacche check ma un intero universo, dal caban di gusto canadese al gilet e al jeans in denim giapponese fino alle maglie dolcevita in colori inusuali come l'aragosta e l'ottanio, agli smoking con gli interni a quadri o in tessuti bouclé, revers in raso o anche in velluto liscio come vorrebbe una giacca da camera opportunamente sdrammatizzata». Il perfetto guardaroba di un nuovo dandy? «Realizziamo i sogni di un uomo che ama sdrammatizzare, osare e rinfrescare il proprio modo di vestire. E non ci stanchiamo mai di portare avanti la ricerca di storie nuove che possano piacere ai nostri clienti». Per esempio a chi?«Ce ne sono tanti in giro per il mondo. Ma giusto per fare due nomi: a Donato Carrisi, lo scrittore di thriller più letto al mondo nato a Martina Franca, la nostra città, e al pilota Aleix Espargaró che ha acquistato un nostro smoking bluette».Cosa pensa dell'economia? «C'è un po' di ripresa ma è piccola cosa, un tre per cento in più mentre ci vorrebbe il trenta per cento per risollevare le sorti del comparto.
Noi abbiamo fatto meglio dell'anno precedente e quindi sono felice per la mia azienda. Lo sono meno per gli altri perché la situazione non è semplice. Insomma si possono fare i salti mortali ma così come stanno le cose c'è sempre da schivare proiettili».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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