Il Milan di Ancelotti? È in infermeria Anche Seedorf ko e con Favalli squalificato fanno 10 assenti: «Ma al terzo posto ci dobbiamo arrivare» Il tecnico giustifica Kakà e Ronaldinho: «Non sanno soffrire? Il dolore è una questione molto personale»

nostro inviato a Milanello

Nove infortunati, quasi una squadra. Più uno squalificato (Favalli) fanno dieci, proprio una squadra, un Milan completo insomma costretto a restare fuori in uno degli snodi decisivi della stagione. L’ultimo dell’elenco malinconico è Clarence Seedorf, uscito malconcio venerdì pomeriggio e ieri protagonista di un generoso tentativo di recupero frustrato dalle dimensioni dell’acciacco muscolare. Niente da fare. Se Seedorf si ritira è segno che si tratta di un grave ko, una settimana prima riuscì miracolosamente a rimettersi gli scarpini a dispetto di una distorsione della caviglia. Ha un fisico da leone Seedorf ma questa volta deve arrendersi. «Non vorrei ripetere la solita litania ma contro l’Atalanta ci mancheranno i soliti 9 giocatori» è la resa apparente di Adriano Galliani, giunto al punto di sacrificare un bel gruzzolo di euro procacciati dalle amichevoli cancellate in cambio di un discorsetto pratico rivolto allo staff di preparatori e fisioterapisti («fatemi vedere i risultati di questa rinuncia»). Scelte inevitabili, allora sul fronte dello schieramento, con la tentazione di avanzare dietro le due punte Inzaghi e Pato, nel ruolo di trequartista Beckham sul conto del quale è confermato il sacrificio economico compiuto per agevolare l’intesa coi Galaxy («pochi giocatori hanno rinunciato a una montagna di soldi, David è uno di questi») da rendere ufficiale lunedì pomeriggio con tanto di spiegazione dettate alle tv americane.
Per questo, e per rispettare il basso profilo scelto dal club, Ancelotti mette da parte, con un teatrino gustoso, la polemica a distanza con Mourinho. «Io accolgo l’appello del presidente Abete, non abbasso i toni, spengo il volume» detta l’allenatore e per divertire il pubblico dei cronisti mima anche risposte improbabili ai quesiti più pungenti riferiti al portoghese. «Dobbiamo concentrarci sui nostri problemi» ragiona Carletto con qualche motivo. Non è certo il momento di fare confronti, di riaccendere i riflettori sulla bacheca rossonera di via Turati e amenità varie. «Il terzo posto è l’obiettivo categorico per poi dedicarsi ad altre conquiste nel futuro» è la chiave di lettura offerta da Ancelotti, intervenuto più seriamente su altre due questioni che tengono vivo l’interesse dentro e fuori il Milan. Una attiene al ritardo di taluni recuperi. Manca la voglia di soffrire?, chiede uno stagionato cronista citando esempi recentissimi, Gattuso, Maldini, anche Seedorf per la verità, riferimento evidente a Kakà e Ronaldinho. «Il dolore è una questione molto personale, di sicuro i due stanno facendo di tutto per tornare, trascorrono molte ore a Milanello» la deposizione del tecnico che li mette così al riparo da ogni scomodo sospetto. La seconda questione riguarda Pato, sottoposto contro la Samp a un trattamentpo speciale, 12 falli contati. «Pato è destinato a subire falli, e io non mi lamento.

Protesto quando vedo falli sistematici senza intervento dell’arbitro» è il sottile distinguo di Ancelotti che dietro le quinte è angosciato dalle condizioni di Shevchenko. Andry non ha infortuni, si allena ma continua a dimostrare una forma precaria. Forse non sono i muscoli che fanno cilecca ma la testa.

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