Franco Ordine
«Se arriva Stam butto la chiave della porta di Dida». Son passati solo quindici mesi dalla data di quella battuta firmata Carlo Ancelotti, in privato: il Milan già campione dEuropa, con Nesta e Maldini, si avviava a vincere il suo scudetto numero 16. Erano giorni allegri e spensierati: la formula con 3 centrocampisti funzionava e faceva proseliti, Seedorf sembrava un extraterrestre. Non solo: in quella difesa dacciaio, la presenza del muro dOlanda, Stam appunto, avrebbe sigillato la porta di Dida, secondo i più, allenatore in testa. Stam è arrivato, ha tirato su il muro per qualche mese, poi ha mostrato delle crepe. E lungo le crepe sono passati i gol, i giudizi feroci. Quindici mesi più tardi, cè chi vorrebbe buttar via Jaap Stam il quale ha avvertito, dopo Ascoli, unatmosfera di discreta sfiducia e ha chiesto di partire subito, tornandosene in Olanda, al Psv. Durante la sosta azzurra Galliani e Braida sono dovuti andare a casa sua a Varese, per metterlo tranquillo e ricucire lo sbrego. E oggi lui dice: «Mai pensato di lasciare il Milan».
Alti e bassi, il solito calcio, verissimo. Ma con una doverosa precisazione, però: al Milan non siamo ancora agli stracci che volano. Così al ritorno da Marassi, il primo intervento è quello di Adriano Galliani, vice-presidente vicario. «Ancelotti non trema e non traballa, è il nostro punto fermo» la garanzia scritta che luccica dentro le righe del sito rossonero a testimonianza di un impegno pubblico e solenne, non una smentita tanto per tacitare agenzie e giornali che premono dietro luscio di casa, in via Turati. Tutti tratti in inganno da una gola profonda sampdoriana che ha riferito di una sfuriata dentro lo spogliatoio. Dove invece il vice Berlusconi è apparso fin troppo morbido. «Galliani ha motivato la squadra chiedendole di stare calma e tranquilla perché ha giocato bene» la testimonianza di Ancelotti. Confermata dal capitano, Paolo Maldini. Tutto vero. Non siamo alla crisi ma il ciclo di Carletto a Milanello è ormai esaurito, a fine anno si chiude e si cambia, in mancanza di altri sussulti o scossoni tellurici e a meno di strepitose rimonte. Ancelotti non rischia grosso al momento. E comunque non sarebbe Tassotti la soluzione pronta, a disposizione, secondo uno schema valido fino a qualche tempo fa. Col tempo si è «ancelottizzato»: è nato tra i due un sodalizio umano e professionale perfetto che è cosa buona e giusta, naturalmente. Bisognerà studiare per tempo leventuale ricambio, quindi. E nel frattempo migliorare lassetto difensivo che è stroncato da molte cifre, 10 partite di fila in cui prende gol, 5 reti subite in 4 partite giocando contro Siena e Ascoli tra gli altri. Rendimento da zona retrocessione.
I problemi vistosi sono più tattici che atletici. Invece degli atti di fede («prima o poi smetteremo di prendere gol su calcio piazzato») servirebbero fatti. Ripristinando lo schieramento a tre che però devessere provato e riprovato sul campo: i primi esperimenti stagionali non han fornito grandi attestati di solidità. E poi bisognerà parlare al cuore e alla testa del Milan. Sul piano tattico, la formula 4-3-1-2 si regge su un equilibrio precario: per reggere la competizione e il contropiede altrui (come ha fatto la Samp di Novellino) in passato tutti hanno dato il 10-20% in più, han mostrato entusiasmo, il coraggio di pochi cementò la sicurezza della squadra, trascinando anche gli incerti, gli infedeli e quelli indietro nel rendimento.
«Istanbul ha lasciato il segno in noi tifosi, figurarsi in loro» la riflessione a voce alta di un vecchio saggio, Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, milanista doc, accorso al capezzale della squadra. Ieri mattina ha chiamato Galliani per chiedere notizie, aggiornamenti, pronostici.
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