Fine della ricreazione e dei complimenti scanditi però da scarso profitto. Anche il Milan comincia a fare sul serio. La caccia grossa alla Juve riprende subito e si conclude prestissimo, nel giro di mezz'ora addirittura. Troppo tenera la resistenza del Chievo che si dissolve in 16 minuti incassando i primi due gol di Thiago Silva (piattone dal limite dell'area) e di Ibra (stessa posizione, petardo sotto la traversa) per arrendersi in modo sorprendente rispetto alle sue note abitudini. Mai visto il Chievo così maltrattato e in particolare così poco combattivo. Alla fine del primo tempo è già tutto deciso e scontato: 4 sberle sul muso dei veronesi e tutti casa, nel senso letterale perché qualcuno all'intervallo sgomma dallo stadio per via del clima che non è certo primaverile. Non c'è molto altro da vedere, infatti. Raggiunta l'Udinese al secondo posto, c'è da dare la caccia alla Juve, tornata padrona del campionato e che martedì minaccia di allungare il passo. La risposta del Milan non è meno squillante perché gli riesce tutto, la combinazione tra gioco e alcune performances, con la produzione di gol e di un risultato eclatante, mancato contro Fiorentina tra cento rimpianti e Barcellona in particolare.
Anzi Allegri a un certo punto della ripresa (più o meno all'ora di gioco) si concede anche il lusso di realizzare qualche cambio intelligente per risparmiare ad esempio Ibrahimovic. Venerdì c'è il viaggio trappola a Marassi col Genoa da affrontare e avere lo svedesone fresco e riposato non è certo un dettaglio insignificante. Arrivano Robinho e El Shaarawy che concludono l'allenamento riscaldandosi a dovere.
Con la sua carica dei 101 gol, Ibra può considerarsi in pace con le proprie aspettative. Nel frattempo continua a seminare lungo la stagione sigilli e assist, oltre che consensi presso i suoi che dipendono in modo sfacciato dalle sue giocate e dai suoi estri oltre che dagli umori. In attacco e a centrocampo dove lui arretra per dare respiro alla manovra e procurare spazio agli assaltatori tipo Boateng, Aquilani e Nocerino. Il Milan funziona come una vera orchestra, lo spartito è nelle mani di Van Bommel mentre i professori provvedono alla melodia che riesce a scaldare anche il gelo di San Siro. Rare le stecche, specie quando si tratta di andare al tiro.
Ogni valutazione sulla serata deve tener conto dello spessore del Chievo, giunto all'appuntamento, con le gambe molli e nessuna voglia di rendere complicata la vita ai campioni d'Italia. Visto qui al cospetto dell'Inter procurare molti grattacapi a Ranieri e al suo domicilio mettere in crisi il Napoli, verrebbe da fare un paragone affrettato: il vero Chievo è rimasto a casa. Meglio soffermarsi sulla serata infelice e sulla necessità, da parte di Di Carlo, di cambiare mezza squadra, se il regolamento glielo avesse consentito. Usciti invece Mandelli (per infortunio), Luciano e Rigoni per inadempienze, il prodotto non cambia. Anche perché la ripresa diventa molto accademica: mai infierire su un rivale in difficoltà, il Milan se ne rende conto. Dopo Ibra può uscire anche Pato capace di timbrare il cartellino (ma grazie a una deviazione che gli spalanca la porta) senza mai rubare l'occhio. È vero, si procura il penalty del 4 a 0, è vero si impegna in qualche dribbling in velocità ma è ancora lontano dal Pato che serve al Milan per far dimenticare la lunga assenza di Cassano nell'attesa dell'arrivo di Tevdez che fonti di prima mano danno sempre più vicino a Galliani e Braida.
Tutto facile allora, per il Milan, fin troppo.
Anche se continua a sottolineare la sua nuova caratteristica: quest'anno segna molto più dell'anno precedente: siamo già a quota 27 con quattro partite scandite da quattro squilli di tromba(tre dei quali nelle ultime tre a San Siro). Vuol dire qualcosa, probabilmente. La Juve è avvisata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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