Il Milan alla riconquista della curva nemica

nostro inviato a Milanello

Tre problemi da risolvere in una sera. Sembra facile, nonostante il Parma. Non è semplice, per il Milan rimesso in sella dalla Champions, il suo torneo preferito, rimettersi in cammino in campionato e provare a recuperare «i primi due passi falsi», così Ancelotti scolpisce i due pareggi con Fiorentina e Siena. «Voglio lo stesso clima visto col Benfica»: il serafico Carletto arringa lo spogliatoio e per questo motivo si appresta a riconfermare lo schieramento di martedì notte, con un paio di variazioni al tema, la prima in difesa (Bonera al centro della difesa per far rifiatare Kaladze), la seconda a centrocampo (Brocchi per Gattuso dolorante alla spalla sinistra, col Benfica ha giocato con un antidolorifico). Secondo punto all’ordine del giorno: sanare la frattura con la curva rossonera sull’Aventino per motivi poco nobili e molto noti, finiti sotto la lente d’ingrandimento della Questura. Da maggio (vicenda dei biglietti di Atene) Adriano Galliani è sotto scorta. Il dirigente, a Roma per il consiglio federale, scherza su Mourinho («faremo una settimana ciascuno con l’Inter») e sdrammatizza: «In verità sono sotto scorta in tutta Italia». Solo che prima non lo sorvegliavano in via Turati e adesso sì, da quei famosi giorni, tra intercettazioni telefoniche, arresti, domiciliari e capi-tifosi assenti in curva.
«Non è piacevole giocare in queste condizioni, condivido dalla prima all’ultima le parole di Paolo Maldini, lo stadio deve incitare la squadra» sostiene Ancelotti e qui si riferisce anche allo scarso appoggio che lo stadio fornisce ai due rossoneri in difficoltà, Dida il primo, Gilardino il secondo. «Hanno bisogno del contrario, non dei fischi» incalza l’allenatore. E qui non c’è soluzione alle viste: i rapporti diplomatici tra club e curva son vietati per legge.
Terzo argomento all’odg milanista: il caso Gilardino. Come si recupera? «Nessun problema, ha segnato 35 gol in due stagioni, ha stentato all’inizio come sempre, è questione di tempo» sono i giudizi confezionati da Ancelotti per puntellare il suo centravanti che in verità non ha molto tempo davanti (Pato incombe, a gennaio gioca). La sua è una questione psicologica: in allenamento «mena» i compagni, tira, stoppa, segna, lotta, nello stadio si affloscia. Per difenderlo, Ancelotti medita di lasciarlo in panchina stasera. Infine c’è la congiura del silenzio sull’infermeria.

Nessuno può parlare degli infortunati: né Ancelotti, né lo staff medico, né l’ufficio stampa. Scontata la battuta: a chi si rivolgono i giornalisti, all’astrologo? Galliani su Ronaldo, da Roma, avverte: «Quando tornerà in campo lo vedremo». Così, forse, non si aiuta nessuno. Tanto meno Meersseman.

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