Milano città delle Brigate Rosse: covi e movimenti dei nuovi banditi rossi

Le case, i posti di lavoro e le basi in cui si incontravano i due aspiranti terroristi della rete "Per il Comunismo". In viale Umbria: "Il signor Virgilio? Si fa i fatti suoi come tutti". Al Ticinese: increduli i vicini di casa del figlio d'arte 

Milano si conferma centro nevralgico del terrorismo brigatista. Lo confermano gli ultimi due arresti messi a segno all’alba di ieri dagli investigatori della Digos di Roma e Milano: quello del figlio dell’ex Br Pierino Morlacchi, Manolo, classe 1970, catturato nella sua abitazione popolare di via Emilio Gola 7, al Ticinese e quello del suo complice 34enne Costantino Virgilio, preso in un bell’appartamento di viale Umbria 56. Arresti avvenuti tra lo stupore generale, di vicini di casa e conoscenti. Entrambi sono accusati di partecipazione a banda armata in qualità di appartenenti all’organizzazione «per il comunismo Brigate Rosse».
Un blitz, quello di ieri mattina, che aveva messo le sue basi già nel giugno scorso. Quando gli appartamenti milanesi di Morlacchi e di Virgilio vennero perquisiti da cima a fondo e loro indagati a piede libero. La polizia, infatti, attraverso il materiale ritrovato soprattutto a casa di Virgilio, aveva accertato che i due erano strettamente collegati (sfatando l’iniziale sospetto che si trattasse di semplici «simpatie») al gruppo di 5 estremisti, arrestati in quei giorni tra Roma e Genova, eredi del disegno eversivo delle Brigate Rosse, pronti a riorganizzare la lotta armata e a preparare un attentato alla Maddalena nei giorni del G8 che poi venne spostato all’Aquila.
Fino alle perquisizioni di giugno Morlacchi e Virgilio lavoravano per la ex Italiana Archivi spa ora confluita nella multinazionale Iron Mountain di via Errico Petrella 22, leader mondiale nei servizi per la protezione e la conservazione delle informazioni. Dopo il blitz vennero licenziati in tronco: «Morlacchi aveva un ruolo dirigenziale e guadagnava parecchio - spiega una sua collega -. Quando la Digos venne a perquisire la sua postazione in ufficio, rimanemmo senza parole. Sapevamo tutti che era “figlio d’arte”, che il padre aveva fatto parte del primo comitato esecutivo delle Brigate Rosse, quello di Curcio e che pure sua madre era legata alla lotta armata. Sapevamo anche del libro “La fuga in avanti” che aveva pubblicato. Ma lui non sembrava possedere nessuna delle caratteristiche dell’aspirante terrorista. Non era né ombroso né particolarmente riservato. E sembrava non avere alcun contatto con Virgilio...Quando abbiamo saputo che a casa di Costantino, nel suo computer, è stato trovato un manuale che era una specie di codice di condotta per militanti rivoluzionari on-line, be’, siamo rimasti a bocca aperta: era in gamba in informatica, ma per il resto sembrava un ragazzo molto semplice, totalmente incapace di formulare certe teorie...».
Secondo gli investigatori milanesi gli incontri tra Morlacchi e Virgilio avvenivano tutti secondo il classico «metodo brigatista»: in luoghi pubblici milanesi, possibilmente all’aperto, seguendo le cosiddette «tecniche di spedinamento» e con appuntamenti «calendarizzati fissi» per il recupero degli appuntamenti mancati.

I loro discorsi appaiono perlopiù anacronistici, lontani dal tempo in cui vivono, imperniati sulla lotta di classe e la lotta armata. «Mai che parlassero di qualcosa di più spensierato, neanche nelle pause» spiegano gli investigatori.

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