Milano, memoria in bianco e nero nelle acqueforti di Federica Galli

Fino a venerdì sono esposte 29 incisioni dell’artista che fu apprezzata da Dino Buzzati

Matteo Chiarelli

Milano in bianco e nero, tra memorie sottili e un futuro che urla. Milano metropoli del cuore, angoli perduti e profumi ritrovati. Milano negli occhi di un pittore o nei ricordi di un poeta: «I ricordi delle mattine dei mezzogiorni dei primi pomeriggi tanti e tanti col sole col freddo con la pioggia col vento che faceva cigolare i ferri e le bandierine che assomigliano alla voce delle civette e poi i ricordi delle sere e delle notti...». Sono le parole di un racconto inedito, con cui, anni fa, Dino Buzzati volle accompagnare il lavoro grafico dedicato alla città meneghina realizzato da una grande artista dei nostri tempi, Federica Galli. Ad ispirare lo scrittore, di cui si festeggia quest’anno il centenario, fu una cartella di cinque acqueforti intitolata «Addio bella Milano»: il pubblico potrà riscoprire quelle tavole incise, insieme a tante altre, alla Galleria Salamon (via San Damiano 2), alla mostra di Federica Galli «Vedute di Milano» (fino a venerdì). Un'esposizione di ventinove opere di grafica dedicate a Milano e scelte tra le 49 realizzate dall'artista nell'arco di quasi cinquant'anni di lavoro.
Classe 1932, di Soresina, nella campagna cremonese, ma milanese per «adozione artistica», Federica Galli giunge nella Milano sventrata dai bombardamenti nei primi anni del dopoguerra. Frequenta poi l'Accademia di Brera, dove si diploma nel '54 e comincia la sua carriera d'artista alternando inizialmente la pittura all'incisione. Nel 1963 la svolta: abbandona definitivamente i pennelli per concentrarsi solo sull'arte incisoria. Da allora si susseguono numerose le personali in Italia e all'estero, e arrivano sempre più frequenti i riconoscimenti della critica autorevole. Giovanni Testori, che amò e promosse l'attività della Galli, giunse addirittura a coniare per lei il neologismo al femminile di «Inciditrice». E all'«Inciditrice» lombarda non poteva che affascinare la metropoli milanese che illustrò, fino ad anni recenti, in ogni più straordinario aspetto, con uno sguardo discreto e curioso, mai scontato, lontano dall'enfasi «turistica» del monumento celebre, piuttosto alla ricerca dello scorcio che meglio raccoglie la voce intima, forse più stridente della città. Ecco allora la chiesa antica schiacciata dagli edifici industriali, la casa di ringhiera appoggiata al palazzo alto borghese o la cascina di periferia tra i grattacieli postmoderni.

Un territorio su cui ancora oggi si possono ritrovare, come ferite, le tracce di morte dell'ultima guerra, ma da cui, proprio su esse, germoglia anche prepotente la vita della natura, con le sue erbe, i rampicanti, gli arbusti. Sono queste le mille facce della nostra città che un'artista appassionata e coraggiosa ha saputo esplorare e ritrarre.
Federica Galli
Galleria Salomon via San Damiano 2
fino a venerdì 10-13 e 14-19

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