Il ristorante migliore di Milano? Berton in Porta Nuova

Ecco gli chef milanesi premiati dal Gambero Rosso. Solo uno ha "Tre forchette"

Il ristorante migliore di Milano? Berton in Porta Nuova

Milano sul podio della grande cucina, e stavolta Expo conta fino a un certo punto. I premi assegnati dalla Guida del Gambero Rosso edizione 2016 costituiscono infatti un plauso non tanto per chef e ristoranti che si sono messi in mostra nell'ultimo anno. Mai come stavolta, invece, gli allori della celebre classifica (la più accreditata con la «rossa» Michelin) vanno giustamente a chi ha lentamente seminato sul territorio lombardo con talento e disciplina.

Vero è che la «medaglia d'oro», le agognate Tre Forchette, bacia un solo ristorante metropolitano, quello di Andrea Berton, il bistellato «Marchesi boy» che miete successi tra i grattacieli di Porta Nuova. Gli altri quattro Oscar vanno (neanche a dirlo) al tristellato Da Vittorio di Brusaporto (Bg), al Pescatore della famiglia Santini di Canneto sull'Oglio (tre stelle da vent'anni...), Ilario Vinciguerra Restaurant di Gallarate e Devero di Cavenago Brianza. E fin qui le star. Ma le vere notizie (e le sorprese) giungono dagli altri premi, quelli che suggellano la qualità e il servizio indipendentemente dalla sapidità del conto finale. Cominciamo dai Tre Gamberi, il premio speciale per le trattorie di qualità, che regalano un meritato riconoscimento a Un posto a Milano di Cascina Cuccagna (via Muratori) e confermano la stima per la storica Osteria del Treno (via San Gregorio 46), a due passi dalla stazione. Un'altra sorpresa (ma si fa per dire) è l'assegnazione dei Tre mappamondi per il miglior ristorante etnico a Wicky's Wicuisine di Wicky Priyan, autentico fuoriclasse della cucina orientale recentemente trasferitosi in corso Italia 6.

Lo chef cingalese va a fare meritata compagnia a Iyo (via Pier della Francesca 74) del Maestro giapponese Ichikawa, unico etnico finora ad essersi aggiudicato i tre Mappamondi e anche il solo nipponico ad aver avuto l'incontro ravvicinato con la Stella. Per i tanti gastronauti che adorano la tradizione lombarda (poco) rivisitata, il premio speciale va al Ratanà di Cesare Battisti in via de Castillia 28 (l'inventore dei «rubitt»...), alla Trattoria del Nuovo Macello (via Lombroso 20) della coppia gourmet Marco Tronconi-Giovanni Traversone, alla storica Osteria Grand Hotel sui navigli - quella con la vecchia veranda e annesso campo da bocce -, al nuovissimo The Stage di piazza gae Aulenti che pare uno yacht di lusso, e infine al Testina (via Abbadesse 19), erede della «Pesa» di via Fantoni. Gli amanti delle new entry avranno un buon motivo per andare a scoprire Essenza in via Marghera 34, il ristorante di cucina creativa e internazionale lanciato dall'italo-olandese Eugenio Boer, che ha già stupito i milanesi con ricette come il filetto crudo di cervo con coulis di lamponi o il Risotto alla cenere con salmerino. Premiato bistrot dell'anno il Rebelot (Ripa di Porta Ticinese 55) dell'uruguajo stellato Mathias Perdomo mentre, per il miglior rapporto qualità prezzo, l'unico milanese impalmato è il bistrot mediterraneo Esco (via Tortona 26) guidato da Francesco Passalacqua definito nella Guida «un signor chef, con i piedi ben piantati per terra e grande attenzione al momento storico». Un premio che farà piacere, anche perchè in blasonata compagnia del D'O di Davide Oldani.

Gli ultimi due titoli premiano il miglior servizio in sala: uno, meritatissimo, va al Vun del Park Hyatt Hotel guidato dallo stellato napoletano Andrea Aprea, appena reduce da un sofisticato menù per Michelle Obama e figlie («ma i piatti sono top secret....», dice). L'altro fa felice la terrazza glamour di Ceresio 7 , modaiolo ma non solo.

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