Adesso i locali dell'Arco vogliono i dehor fissi. "L'emergenza non finirà"

Il vicepresidente Epam: "Dopo il 31 ottobre resterà ancora il taglio dei posti all'interno"

Adesso i locali dell'Arco vogliono i dehor fissi. "L'emergenza non finirà"

I titolari dei locali si «portano avanti», nel classico stile milanese. Hanno già pagato cara l'emergenza Covid e sono giustamente preoccupati per come evolverà l'epidemia nei prossimi mesi. Il Comune ha concesso fino al 31 ottobre la possibilità di estendere (gratis, senza pagare la tassa di concessione del suolo pubblico) i tavolini all'aperto, in modo da recuperare i posti persi a causa delle regole sul distanziamento sociale, e molti gestori hanno ammesso che questa soluzione ha permesso di guadagnare bene. «Ma non ci illudiamo che il virus sparisca o che le norme si alleggeriscano magicamente da novembre in poi - afferma Fabio Acampora, vicepresidente di Epam (associazione dei pubblici esercizi di Confcommercio Milano) e di AscoSempione, proprietario di otto locali in città -. Per questo abbiamo già fatto un incontro come associazione dei bar e ristoranti di zona Arco per proporre una soluzione al Comune». Già anni fa si era arrivati ad un piano che prevedeva l'installazione di dehor fissi nella stagione invernale, strutture omogenee coperte leggere, in vetro e acciaio, ma tutto si fermò di fronte al no della Sovrintendenza di allora. «Paghiamo la Cosap dodici mesi ma usiamo lo spazio all'aperto solo per sei - sottolinea Acampora -. Difficilmente potremo usare tutto lo spazio all'interno del locale per l'emergenza Covid, bisognerà rispettare ancora il distanziamento tra i tavoli, un danno enorme per le imprese. Chiederemo al Comune di sederci a un tavolo, i dehor coperti possono essere una soluzione per evitare la ressa fuori dal locali, possiamo trovare un modello di struttura fissa omogenea leggera che non costi troppo ai locali e possa trovare l'accordo della Sovrintendenza». Come vicepresidente di Epam peraltro ammette che la stessa richiesta potrebbe partire da altre zone, «penso ai locali di corso Como, il problema di recuperare spazi se non si potrà contare su tutti i tavoli al chiuso riguarderà tutta Milano». In questi giorni a Milano si vedono più turisti europei, ma «siamo ben lontani dagli anni passati, dobbiamo contare sulla clientela locale. Io avevo uno zoccolo duro di milanesi e sto perdendo in media il 30%, in centro senza gli stranieri va molto peggio, la Galleria sta soffrendo molto». Non nasconde che «l'inverno fa paura a tutti. Speriamo che a settembre tra riapertura di scuole e università e ripresa della Fiera qualcosa si muova». Se arrivasse il via libera alle strutture fisse, «darebbe una mano, anche per affrontare i costi, la proroga dell'azzeramento della Cosap fino a fine anno».

É favorevole alla richiesta sollevata dai gestori dell'Arco il capogruppo del centrodestra nel Municipio 1 Filippo Jarach: «Meglio prevenire che gestire un problema che sicuramente si presenterà.

Propongo a inizio settembre un tavolo in Zona tra maggioranza, opposizione, Sovrintendenza e settori coinvolti per favorire questa soluzione, aiuterebbe a gestire anche l'annoso problema del rumore. Se serve correggere il Piano d'area siamo pronti. E il Comune pensi a tariffe agevolate».

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